Alice Collavini 2021
LAGUNANDO 2021 > selezionati 2021

Nata a Venezia.
Vive a Venezia, fa sport, frequenta la squadra under 12 del Cus di pallavolo e frequenta gli Scout.
Ha un fratello di 20 anni e una sorella di 23.
Ha due gatte, una bianca e nera e una tricolore.
Scuola: Istituto Comprensivo Morosini – San Provolo, 1^ classe.

VENEZIA
Venezia mia amata
ora triste, vuota e abbandonata
tra calli e campielli
si sentono solo i battelli
cammino lentamente
sono sola non c’è gente
non si ode alcuna serenata
la gondola sembra… addormentata
DORMI DORMI
Dormi dormi bel bambino
poi ti sveglia l’uccellino
dormi dormi fai la nanna
dormi sereno con la mamma
dormi dormi fai sogni belli
tra le braccia dei fratelli
ora alzati è mattina
miagola pure la gattina
muoviti alzati tirati su
vai a giocare e non dormire più
IL GIORNO
Il sole splende
in una magnifica giornata
il cielo attende
una splendida serata
LA MIA GATTA
La mia gatta furbacchiona
prende il sole in poltrona
mi corre incontro allegramente
ma si nasconde dalla gente
mangia e gioca tutto il giorno
tra cucina e l’ampio soggiorno.
La mia gatta bianca e nera
quando poi si fa sera
si mette ai piedi del mio letto
dorme come un angioletto

LA STORIA DI ELENA
C’era una volta una ragazzina che lavorava come serva in un palazzo a Venezia in calle dei Fabbri. Elena era stata abbandonata appena nata, delle ricche signore l’avevano trovata per terra avvolta in lenzuolo in un pomeriggio d’autunno, piangeva ed era tutta infreddolita, l’avevano portata a casa e data alle serve per farla crescere come una di loro e all’età di nove anni aveva già iniziato a lavorare come domestica nel loro palazzo.
Elena a dodici anni era bellissima, aveva degli occhi grandi di un azzurro quasi blu come il cielo stellato, i capelli lunghi ondulati rossi come il fuoco, la pelle rosea, un naso perfetto, inoltre era gentilissima con tutti e girava per il palazzo vestita come le serve, ma con una grazia estrema; così Anna e Letizia, le due donne che l’avevano trovata in fasce non riuscirono a far a meno di notarla.
Queste signore erano le mogli di due fabbri che si erano arricchiti lavorando per il doge Gradenigo, inoltre erano capomastri alla scuola dei “favri” a San Moisè. Anna e Letizia non avendo figlie femmine, cominciarono ad occuparsi sempre più della bella ragazzina che circolava per palazzo. Si sentivano in colpa, non volevano che quelle splendide manine si sciupassero e cominciarono ad insegnarle a leggere, a scrivere e a cucire. Chiesero anche aiuto a un maestro della zona per farle conoscere le lingue straniere, la geografia e la matematica. Quindi Anna e Letizia con il passare del tempo si affezionarono sempre più alla ragazza, tanto da non trattarla più come una domestica ma come una figlia.
I fratelli Fabris, Alvise e Giacomo, rispettivamente marito di Anna e di Letizia erano molto impegnati nel loro mestiere e non sapevano cosa stesse succedendo tra le mura di casa.
Un giorno mentre le veniva impartita una lezione di matematica Elena sentì bussare alla porta, la serva che si era presa cura di lei durante l’infanzia, scese le scale e andò ad aprire. La ragazza corse nel vano scale, si mise ad origliare e a spiare, sull’uscio c’era un uomo malconcio, sporco, con una lunga barba rossa, vestito di stracci e con i piedi nudi, e disse alla domestica che sapeva della presenza di una ragazzina a palazzo e che probabilmente si trattava di sua figlia. La donna, impaurita e sconvolta, non volle credere alle parole del povero uomo, così chiuse violentemente la porta e se ne tornò in cucina. Elena che ascoltò la conversazione tra i due, non poté fare a meno di pensarci, le parole dell’uomo le ritornavano sempre in mente e non aveva il coraggio di chiedere spiegazioni, poiché quando aveva sei anni Anna e Letizia le avevano detto che era un’orfanella, che sua madre era morta poco dopo la sua nascita, che loro l’avevano trovata al mercato e che non sapevano di chi fosse figlia.
Elena continuava a meditare se poteva esser vero che quel signore malnutrito fosse veramente suo padre, quindi andò a vedere se egli era ancora nelle vicinanze per avere ulteriori informazioni.
Passarono giorni e mesi, andò spesso in chiesa e al mercato, ma di quel povero uomo non ebbe più notizia.
Un giorno passeggiando per Rialto lo trovò, inizialmente non lo aveva riconosciuto, perché era vestito di tutto punto, lo fermò e lui si presentò. Si chiamava Marco, più la guardava più si commuoveva e con un filo di voce, cominciò a raccontarle che appena era nata lui doveva partire da Venezia per le crociate e non aveva parenti che potevano occuparsi di lei, poiché sua moglie era morta da parto. Quindi un giorno decise di lasciarla al mercato vicino a due belle signore. Se ne pentì subito e qualche ora dopo, tornò per riprenderla, ma non la trovò. Nei giorni seguenti venne a sapere che le due signore si stavano occupando della bambina, nel frattempo fu costretto a partire con il rimorso dell’abbandono. Passarono gli anni e lui non riusciva a dimenticare quella bellissima bambina, era tutto ciò che aveva. Dopo aver sentito il racconto dell’uomo, la ragazza non disse una parola, era incredula e corse a casa da Anna e Letizia.
Passarono alcuni giorni e Elena cercò di non pensare più al signor Marco, ma non poteva dimenticare quegli occhi e quello sguardo dolce. Una domenica andò in chiesa a pregare e lo rivide da lontano, stava parlando con il frate, era confusa, non riusciva fare a meno di fissarlo, rimase a bocca aperta, era vestito molto elegantemente e il suo profumo arrivava fino a lei, si era resa conto che le assomigliava moltissimo, probabilmente era proprio suo padre; avrebbe voluto correre da lui e abbracciarlo, invece fuggì e corse a casa con le lacrime agli occhi.
In un primo momento quando Anna e Letizia videro arrivare a casa la ragazza, non chiesero spiegazioni, poi passarono giorni, Elena appariva sempre più triste, mangiava sempre meno, usciva poco dalla sua stanza, così decisero di parlarle.
- Mio padre è vivo! L’ho visto al mercato e anche qui, nella nostra chiesa, stava parlando con frate Antonio - disse Elena ad Anna, quando aprì la porta della sua stanza.
- Come fai a dire che hai visto tuo padre? Impossibile! stai impazzendo! - le rispose Anna.
In quel momento entrò Letizia - Sì, è proprio lui, ho incontrato anch’io un uomo dalla barba rossa in chiesa, ho chiesto spiegazione a frate Antonio e mi ha detto che stava cercando sua figlia e che sarebbe ripartito se non l’avesse trovata al più presto. Non poteva rimanere a Venezia, aveva troppi ricordi. -.
Letizia aggiunse che la somiglianza tra l’uomo e la ragazza era indescrivibile, non poteva fare a meno di pensare a quegli occhi blu, tristi e belli come quelli di Elena.
Sentite le parole di Letizia, Elena balzò dalla gioia, abbracciò le due donne e si fece accompagnare in chiesa per chiedere notizie del padre.
Su indicazioni del frate Elena si diresse all’Arsenale, qui chiese a un garzone se avesse visto un uomo sulla cinquantina con una lunga barba rossa. Il ragazzo non aveva dubbi, aveva incontrato Il signor Marco, l’uomo che lei cercava, si era imbarcato in una nave mercantile all’alba di quello stesso giorno e la nave era salpata da poco.
Elena era distrutta per la notizia, non poteva crederci, a malincuore se ne tornò a casa Fabris.
Passarono gli anni ed Elena non ebbe più notizie del signor Marco, diventò una bellissima donna e si innamorò.
Il giorno delle nozze era vicino e il signor Giacomo si propose di accompagnarla all’altare, il marito sarebbe stato il figlio di Anna e Alvise, suo nipote, e le nozze sarebbero state accompagnate da un grande banchetto a palazzo Fabris.
Elena era splendida, il suo abito era stato confezionato dalla più brava sarta di Venezia ed era di pura seta ricamata a mano. Pronta, prese sottobraccio Giacomo, scese le scale e si diresse nella vicina chiesa di San Moisè. Arrivata davanti alla chiesa, rimase sbalordita, lui era lì, bellissimo, elegante, con la barba ormai quasi tutta bianca, era proprio lui, il signor Marco, quello che aveva cercato di dimenticare.
Il signor Giacomo, che sapeva della sorpresa, scortò Elena dal padre e questo prima la abbracciò e poi la condusse all’altare.