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Eshabil Bozkurt
DI VERSI VERDI > ISTANBUL
Mi sono laureato in lingua e letteratura turca nel 2002.
Ho lavorato in un liceo fino al 2011.
Dal 2011 al 2016 ho insegnato il turco e la lingua ottomana all’università di Kırklareli.
Ho fatto due lauree magistrali (ho studiato sull’insegnamento turco nel mio primo master e sulla lingua chagatai nel mio secondo master).
Ho fatto il PhD all’università di Yıldız Teknik (tra il 2011 e il 2014).
Ho studiato sulla storia di traduzione turca.
Dal 2016 sono disoccupato e faccio l’università di nuovo e studio l’italiano da due anni.
“Di versi verdi”
Sezione speciale per narrativa inedita
ispirata al problema ambientale globale

Opera:
La guerra degli Dei





“Gli occhi che non vedono il verde sono privi di
gusto e di colore. Mettete più alberi qui così
nemmeno un cieco capirà di essere tra il verde”
Atatürk

Con la freddezza della leggera brezza, il ronzio dei cipressi creava una piacevole armonia. Questa armonia era accompagnata dal profumo unico delle cinquecentosettantuno rose del giardino. Con il rumore incombente della folla, la calma ha appena lasciato il posto al trambusto. C'erano il gran visir, il visir, lo sceicco al-islam, i soldati, e gli scienziati e, davanti a loro, un imponente giovane che grazie al suo magnifico aspetto e al suo gigantesco cavallo bianco rassicurava i propri amici e impauriva i suoi nemici. Gli sposi che aprirono le porte presero i cavalli, e i servi presero i cani da caccia. Accesero i fuochi, prepararono i forni giganti, cucinarono in calderoni e così iniziarono i festeggiamenti. Con l'arrivo della primavera, come il risveglio della natura, la gente cominciò a rinascere e tutti incominciarono a spostarsi.
Gli dei lavoravano con tutte le loro energie. Il Padre Zeus gli aveva dato un compito da svolgere. Voleva che creassero un esempio del paradiso che avrebbero regalato agli uomini come premio per le loro buone azioni. Poseidone ornò con le diverse tonalità di azzurro i tre lati della terra che gli aveva regalato Zeus. Poi mise nel mare molte varietà di pesci, in particolare i delfini. Anche la Dea Flora decorò la terra con i fiori, con gli alberi e con tutte le varietà di piante colorate che aveva portato dal paradiso.
Il giovane che indossava il caftano di seta con ricami in oro sembrava, sul suo cavallo bianco, un'aquila in volo. Il giovane scese dal cavallo e andò direttamente da sua madre. Valide Sultan vide l'arrivo di suo figlio attraverso la finestra e andò verso la porta dicendo che il suo  Maometto era arrivato. Dopo aver baciato la mano di sua madre e aver parlato un po’ con lei, pregò per lui e Maometto e andò da sua moglie. Passò qualche ora giocando con i suoi figlioli e chiacchierò con sua moglie. Si sedette su una poltrona che era sul balcone della sua camera da letto e cominciò a guardare verso Oriente. Tutti i balconi e le stanze che lui occupava erano rivolti verso Oriente. Viveva nel palazzo; governava un grande impero; aveva eredi, una moglie bellissima, visir fedeli, soldati forti e senza paura, ma ciononostante sentiva costantemente la mancanza di qualcosa. Sentiva dentro di sè il grande fuoco dell’amore che lo attanagliava come se fosse malato di malaria.
Gli abitanti del paradiso terrestre camminavano nella foresta piena di scoiattoli, cervi, serpenti e animali di tutte le specie; nuotavano e pescavano nel mare; prendevano il sole sulla spiaggia; godevano di una vita rilassata. I serpenti di questa foresta non erano pericolosi e le persone e gli animali selvatici non attaccavano le persone. Le strade, le coste e i giardini delle case erano pieni di redbuds, rose, garofani e molti altri fiori; c’erano fiori di tutti i colori, per lo sguardo era come la festa dell’arcobaleno, questi fiori trasmettevano profumi squisiti all’olfatto. La gente di questa città non litigava mai, non alzavano mai nemmeno la voce. Non buttavano mai l’immondizia, se non nei posti dedicati, e riciclavano i rifiuti per non nuocere alla flora e alla fauna. Era possibile vivere così per tutta la vita? Il primo uomo Adamo, che era allo stesso tempo anche il primo profeta, non era stato mai mandato via da quando era in cielo?
I calendari mostravano il 1452. Il Giovane Maometto si girava e si rivoltava nel letto, a destra e a sinistra, era irrequieto e non riusciva a dormire. Qualsiasi cosa facesse, non riusciva a prender sonno. Il giovane, che aveva 20 anni non riusciva a scappare dal dolore dell’amore. Andò fuori al balcone e cominciò a pensare alla sua amata che era comparsa prima nei suoi sogni. Se fosse riuscito ad incontrare e a stare con la donna che amava sarebbe stato felice? Continuava a vivere con la speranza di vedere realizzato il suo sogno, cioè incontrarla. Non sapeva cosa fare. Mentre continuava a volare con la fantasia fu sopraffatto da Niks, la dea della notte, e si addormentò con il volto della sua amata davanti agli occhi.
Zeus impedì ad Ares, figlio del frutto proibito, di vivere e avvicinarsi a questa città. Lui era un guerrafondaio e il suo obiettivo, per la sua natura combattiva, era sconvolgere la vita delle persone. Essendo un dio, aveva anche grandi poteri. Quello che voleva più di tutto era disturbare la pace, sconvolgere le persone e iniziare la guerra. Mentre cercava di realizzare i suoi intenti, era travestito da angelo, non come diavolo. Pensò di mettere in atto un’azione malefica che avrebbe trasformato il verde del paradiso in grigio e la pace in cui tutti vivevano in disagio. Questo da anni era il progetto che voleva realizzare. Come parte di questo piano, travestendosi da patriarca, con una lunga barba bianca, si era infiltrato nel sogno del giovane Maometto che aveva creato per fare la guerra e, anni fa, lo aveva condotto nel paradiso. Questa città, di cui Maometto si innamorò lo affascinava moltissimo. Era tempo di agire per Ares. Ecco perché di nuovo entrò nei sogni di questo giovane innamorato e lo provocò,  facendogli credere che era giunto il momento di ottenere la sua amata.
Maometto che vide la silouette della sua amata nel suoi sogni, aprì i suoi occhi respirando il suo profumo nelle profondità della sua anima. Chiamò immediatamente la domestica e ordinò di chiamare il capo degli astrologi. Lui non rivelava le sue idee, le nascondeva a tutti. Chiese al capo degli astrologi di calcolare il giorno migliore e l'ora fortunata per  realizzare la sua conquista. Non vedeva l’ora di conquistarla. Il capo degli astrologi fece notare che il 29 Maggio del 1453, all’alba, sarebbe stato il giorno migliore per incominciare la guerra. Maometto ci mise un anno per terminare i suoi preparativi,  disegnò il piano, determinò il suo percorso e mise a punto la sua strategia. Era arrivato il momento di riunirsi. Quando tutte le preparazioni furono completate, Maometto partì per la sua amata verso la fine di maggio. La sera del 28 maggio, venne alla città santa e cominciò ad aspettare il momento fortunato.
Zeus che conosceva l'intenzione di Ares ed era consapevole di quello che aveva fatto, non intervenne personalmente ma incaricò la dea Minerva di far fallire Ares. Minerva chiese aiuto al dio Morfeo che aveva il potere di entrare nei sogni delle persone e di influenzarle. Minerva e Morfeo volevano che Flora li aiutasse e che avessero successo contro Ares e che distogliessero dal suo intento Maometto di cui conoscevano la fama e la capacità di combattere. Queste due dee e un dio si unirono e discussero di cosa avrebbero dovuto fare per scoraggiare il giovane Maometto che era il rappresentante di maggior successo del dio della guerra sulla terra.
Maometto, aspettando l'alba, andò nella sua tenda per riposare per alcune ore. Disse che non voleva essere disturbato dai suoi visir e dai suoi servi e che voleva restare da solo. Si addormentò di nuovo con il volto della sua amata nella sua mente. Mentre gli occhi di Maometto stavano per chiudersi, Morfeo apparve nella sua silouette umana. Improvvisamente Minerva e Flora le apparvero accanto a Morfeo. All'improvviso gli occhi di Maometto si aprirono. Stava cercando di capire cosa fosse successo ma Morfeo fece svegliare Mehmet nel 2020. Il paradiso terrestre che Flora aveva creato si era trasformato in un inferno. Ovunque da Adrionopoli a Costantinopoli c’era moltissimo verde era talmente pieno di boschi che uno scoiattolo da Edirne poteva raggiungere il paradiso della dea Flora, Costantinopoli, saltando da un ramo all'altro. Ora invece, al posto del paradiso c’è l’inferno. Sono emersi alberi artificiali che sono davanti ai centri commerciali e ai palazzi. Adesso si sente solo  il rumore  dei clacson invece dei cinguettii degli uccelli e dappertutto, in città, si vedono solo persone che litigano. Ci sono tantissime macchine, tanto numerose quante le persone che abitano la città .... sono tantissime, quanto i granelli di sabbia sulla spiaggia di Flora. La spazzatura prodotta da tutte queste persone ha trasformato l'ambiente e il mare in un inferno. I politici hanno trasformato la città in una prigione aperta. Hanno tradito le loro città  perchè hanno permesso la costruzione incontrollata dei  grattacieli.  
Gli abitanti di questo inferno  respirano solo la sporcizia e i gas di scarico dalle automobili che circolano nelle  strade, e non  possono sentire l’odore dei fiori, vorrebbero pescare, ma nelle loro reti trovano solo le bottiglie di plastica e la spazzatura prodotta dalle loro case. Ora  le persone possono vedere i pesci solo in fotografia, nei documentari o negli acquari. Le famiglie che hanno la possibilità economica, vanno fuori città durante il fine settimana per respirare un pò di aria pura. Mentre Costantinopoli, il paradiso della dea Flora, era un bellissimo esempio del paradiso in terra, sotto il regno di Cesare, divenne un inferno sulla terra con il nome di İstanbul e sotto il regno di Maometto.
L’amata di Maometto era diventata musulmana cambiando la propria religione ed era invecchiata. Quando vide la situazione in cui si trovava la sua giovane amata, smise di trasformare Costantinopoli in Kostantiniyye (İstanbul) dicendo con gli occhi tristi che “Non era questa la città di cui si era innamorato, che sognava da anni. Quelli della sua generazione avevano tradito sia lui che la sua amata!" Radunò il suo esercito e tornò ad Adrianopoli, la capitale del suo impero. Preferì vivere con il sogno di conquistarla invece di nuocerle. La dea della pace, Minerva, sconfisse il dio della guerra, Ares, e non permise al paradiso di trasformarsi in inferno, e così apparve la frase immortale: "Costantinopoli è la capitale eterna dell'Impero Romano d'Oriente!"


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