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Dora Minai 2022
LAGUNANDO 2022 > selezionati 2022
Nato in montagna, si è trasferito a Venezia da oltre 40 anni  per seguire la sua compagna divenuta poi sua moglie, ha svolto vari lavori, l’ultimo dei quali agente di Polizia locale.
Ha una particolare inclinazione e passione per l’osservazione della natura e per l’introspezione.
Ora in pensione può finalmente dedicare tutto il tempo necessario per approfondire il suo rapporto tra Venezia e la sua laguna e le sue radici nella terra di Carnia.
LEGGERE LAGUNE
POESIE
Amici di un tempo


Il tempo trascorso assieme
è un verbo che si coniuga al passato,
anche se ancora respiriamo l’aria fresca del mattino;
gli altri liberi nel sogno,
bruciati dall’alcool, per inedia o malattia,
sono cenere che si disperde o umus per le buie radici.
Alunni prigionieri nei banchi di legno e calamai,
perche non ricordo più i vostri volti?
Dove sono quelli dei pomeriggi alla dottrina con gallette pontificie,
atterriti dall’inferno per ingenui peccati
che evocava un prete di un dio vendicativo?
Tremavano le membra dei ragazzi immersi d’estate in un gelido torrente,
e notti di canzoni, vino acidulo e risate, ed era già autunno;
le partite a pallone in un antico camposanto, senza tombe nè lapidi sui muri,
all’ombra di un campanile pendente che girava attorno al sole.
Quelli dei viaggi sognati, sdraiati su divani sfatti
e televisioni accese nelle stanze mai imbiancate,
o rinchiusi nelle loro prigioni, appesi come quadri
sui muri di casa con le sbarre alle finestre:
occhi spenti non vedono la pianta nel giardino che si spoglia e si riveste.
Molte sono le immagini che non so rimettere al posto giusto
e tante le pozzanghere dove piovono gocce
che giungono dal passato e increspano i ricordi,
troppi quelli andati che mi sono appartenuti
e porto appresso nella luce che declina.
D’autunno


Piccole spighe tremano nel vento d’autunno
su distese d’erba bruciata,
volteggiano nell’aria le foglie
come uccelli migranti in cerca della rotta,
come pensieri sospesi in cerca di niente.
Dal muschio di un tronco gocce madreperlate
si mostrano alla luce in declino,
foglie lucenti, come monete d’oro,
si offrono ai viandanti come me
in cerca di sentieri perduti.
Un riccio cade da un castagno appartato,
dallo squarcio i suoi frutti concede,
macchie scarlatte e amaranto si adagiano sui monti silenti
che osservano i bagliori dei larici in fiamme.
Bianchi miceti si uniscono in grappoli
sulla terra che già si raffredda
per scaldarsi nella buia stagione che segue.


Occhi turchesi


Occhi azzurri che un imprevedibile
raggio di luce muta in turchese.
Tavolozze celesti, squarci di cielo riflesso,
si intravvedono lampi di stelle esplose
nell’oscurità dell’universo.
Precipitano le meteore d’agosto
e si perdono nei tuoi laghi turchesi.
Silenzio che parla


Corrono le nuvole  a nascondere l’azzurro,
la neve si ritira sopra i monti,
poi riscende come acqua verso il fiume,
si agitano le sagome degli alberi
nel vento che non conosce ostacoli
e passando mi accarezza.
Anch’io verrò a perdermi tra cime innevate
e le foglie dei faggi, a dissetarmi alle sorgenti
e quando il cielo sarà più scuro
con la pioggia scenderò sopra ogni cosa.
Ascolterò ancora questo silenzio
che parla e commuove.
Vibrazioni


Vibrazioni di pieno e di vuoto
che l’orecchio non può udire,
salgono dove vola un gabbiano,
poi riscendono in fondo al mare.
Onde d’acqua e sale
riempiono il cuore al ritmo del loro scivolare,
il sangue scende e poi risale,
la mente ascolta il suono della marea
che si infrange sulle conchiglie e gusci vuoti,
dilava un sasso sulla battigia,
si asciuga per un istante e poi di nuovo l’acqua,
un fluire senza fine di sole e onde.
Vibra la natura di suoni e silenzi intorno.
ISOLE DELLA LAGUNA
POESIA
Al monumento della Partigiana


Il gabbianello dalla testa nera
è appoggiato sulla sagoma distesa tra le onde
che ricorda una partigiana.
Lei sembra dondolare e pare gli racconti
dei pericoli che ha affrontato quando era giovane
e le storie di tanti in quel tempo di dolore,
lui l’ascolta nell’infrangersi della marea;
all’improvviso s’ invola con uno strepitio che pare un grido.
Si intravvedono montagne nascoste tra le nuvole
che ancora si ricordano di feroci combattimenti
e piccole  isole con i campanili conficcati
come pali nella laguna.

Mi accompagnerai sulla riva di Corinto


Quando sarò molto stanco e il corpo sarà troppo dolente
mi accompagnerai sotto i rami di un pino silvestre
che affonda le radici sulla riva di Corinto,
quando il sole scalda poco,
la sera si fa strada e infiamma di bagliori l’orizzonte.
A guardare i Colli Euganei, ad immaginare Arquà Petrarca,
e le cime che declinano verso oriente  
dove andrà il mio pensiero a rivedere un paese in mezzo ai monti,
si fermerà a vagabondare nei ricordi,
a chiaccherare con quello che sono stato e tanti altri,
poi farà ritorno.
Intorno si rincorrono cani giocosi,
passeggiano le madri sorridendo ai loro bimbi,
sollevando il capo puoi vedere i fratini
che si inseguono chiamandosi,
altre ali volteggiano ovunque lì davanti.
Sullo sfondo le isole segnano il confine tra la laguna e l’infinito
dove l’anima andrà a riposare nella pace.
Pioggia e neve sulla laguna


Nuvole scure su terre confuse con l’ acqua
si avvicinano incombenti,
il vento di bora le sferza
e pioggia mista a neve le tormenta.
Gocce di malinconia bagnano i vestiti,
uno straniamento che sommerge.
Un cormorano vola a pelo d’acqua,
le raffiche di vento non cambiano il suo destin­o,
un tuffetto galleggia sulla marea,
svanisce e riappare al ritmo agitato delle onde.

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