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KAMISHJBAI 2022
LAGUNANDO 2022 > selezionati 2022
I LIOPICCOLI
NARRATIVA
KAMISHIBAI: LA VALIGIA DEI RACCONTI
PRIMO PREMIO
CLASSE IV
Scuola Primaria
Un bel messaggio di pace, solidarietà e amore per la natura e  che quando si hanno questi sentimenti nel cuore si viene sempre ripagati
Emma - Diego - Giulio - Sofia

IL VIAGGIO VERSO L’ISOLA PACIFICA

Il signor KEVIN era un uomo di 46 anni, alto, magro, con i capelli marroni e gli occhi verdi. Era una persona molto curiosa che nella vita aveva viaggiato tantissimo. Lui faceva il contadino e coltivava piante di ogni genere: frutti, ortaggi e cereali. Queste piante erano molto particolari perché non si ammalavano mai, quindi producevano sempre cibo per tutti e così nessuno soffriva la fame. Il signor Kevin passava alcuni mesi dell’anno in viaggio per portare i semi delle sue piante speciali nei luoghi più lontani della Terra dove spesso, a causa della povertà, molti bambini non avevano da mangiare.
Un giorno partì dal porto di Venezia, la sua città, per raggiungere l’Isola Pacifica. Si imbarcò su un grande veliero costruito con un legno scuro con tre alberi in cui si trovavano grandissime vele bianche. I semi speciali li teneva dentro un baule ben chiuso.
Il viaggio sarebbe stato lungo perché dopo essere partiti da Venezia si doveva attraversare tutto il mar Adriatico, passare dal mar Ionio, mar Tirreno, Oceano Atlantico per arrivare all’Oceano Pacifico. Per fortuna il veliero era molto comodo e il viaggio procedeva pacificamente.
Purtroppo, giunti a metà del percorso, una violenta tempesta si abbatté sull’imbarcazione che così affondò. Il signor Kevin riuscì a trovare riparo su una specie di zattera. Stanco e impaurito si addormentò convinto ormai di non farcela e di non poter più tornare nella sua Venezia.
Quando si svegliò, si trovò su un letto costruito con canne ed era ricoperto con una specie di lenzuolo fatto con le foglie delle palme. Subito si accorse che intorno a lui c’erano delle persone alte circa un metro e mezzo, con gli occhi azzurri, e i capelli castani. Uno di loro aveva una fascia in testa che teneva tre piume. -Dev’essere il capotribù- pensò il signor Kevin. Gli indigeni parlavano, stavano chiedendo qualcosa, ma il signor Kevin non capiva la loro lingua. All’inizio il signor Kevin era spaventato ma poi capì che quella gente non voleva fargli del male.
Passarono alcune settimane e il signor Kevin fece amicizia con gli abitanti dell’isola. Si accorse che non riuscirono a coltivare la terra: le piante infatti si ammalavano spesso e non riuscivano a produrre i frutti per sfamarli.
Un giorno mentre passeggiava lungo la riva del mare si mise a pensare. - Ah se solo avessi con me i miei semi potrei sicuramente aiutare questa popolazione-. Era così assorto nei suoi pensieri che non si accorse di un oggetto che era sul bagnasciuga e inciampò.  - Ma che male! I soliti rifiuti che si trovano nel mare e che poi arrivano sulle spiagge - disse il signor KEVIN lamentandosi. Quell’oggetto che lo aveva fatto inciampare aveva però qualcosa di familiare. Non poteva crederci.  - Il mio baule, i miei semi…-  Ed in effetti il mare aveva restituito il baule dove erano contenuti i semi, che erano intatti.
Il signor Kevin poté così aiutare gli indigeni a coltivare i cereali, frutti e ortaggi, sicuro che nessuna pianta si sarebbe mai ammalata potendo finalmente sfamare tutta la popolazione dell’isola. A quel punto il signor Kevin era veramente felice di aver aiutato qualcuno, ma gli mancava la sua terra.
Con l’aiuto degli indigeni scrisse sulla sabbia SOS usando tante pietre. Dopo qualche tempo un elicottero che passava di lì notò la scritta e fece salire a bordo il signor Kevin… che così poté finalmente ritornare nella sua Venezia, felice di aver fatto del bene e pronto a partire per un altro viaggio!
SECONDO PREMIO
CLASSE IV
Scuola Primaria
Alessio - Arianna - Ideal - Morgana

IL PIANOFORTE STREGATO
(RACCONTO DI PAURA)

Mattia era un bambino di 9 anni, con un bel viso, gli occhi azzurri e i capelli biondi. Era un bambino alto per la sua età con un fisico atletico perché praticava PUGILATO, era curioso e anche coraggioso.
Non molto lontano da casa sua c’era un castello abbandonato: aveva le erbacce che coprivano l’entrata, gli alberi erano spogli, le finestre rotte, il tetto stava per crollare e la porta era sfasciata. Lo vedeva ogni volta che andava a trovare i nonni. La mamma gli aveva detto che in quel castello viveva un fantasma e infatti per questo motivo, il castello era stato abbandonato e nessuno voleva acquistarlo.
Un giorno, mentre andava dai nonni con la sua bicicletta, sentì il suono di un pianoforte provenire dal castello. Spinto dalla curiosità e accompagnato dal suo coraggio decise di andare a controllare.
Appena entrato, la porta si chiuse alle sue spalle creando un fortissimo rumore. Davanti a sé vide delle scale mobili che non funzionavano. Il soffitto era pieno di ragni, le ragnatele impedivano quasi a Mattia di andare avanti e due pipistrelli svolazzavano da un lato all’altro delle stanze.
Aiutandosi con un ombrello che era vicino alla porta, Mattia iniziò a farsi largo tra le ragnatele per raggiungere le scale mobili convinto di dover salire a piedi. Quando però salì sul primo gradino gli ingranaggi arrugginiti iniziarono a muoversi e Mattia si spaventò un pochino.
Alla fine delle scale c’era il pianoforte, quello da cui Mattia aveva sentito suonare e che non appena il ragazzo entrò nel castello smise di emanare il suo melodioso suono. Mattia toccò la sedia e si accorse che era ancora calda, come se qualcuno vi fosse stato seduto poco tempo prima.
Capì subito che a suonare il pianoforte era stato il fantasma di cui gli aveva parlato la mamma. In effetti lo intravide che svolazzava per la stanza: era pieno di cicatrici, con dei denti affilati e di sicuro goloso di biscotti alla NUTELLA.
Spaventato si rifugiò in una stanza dove trovò un vecchio computer che gli mostrò un video in cui si vedevano i tasti del pianoforte muoversi e un bambino che guardava fino a quando  si trasformò in un ragno. Mattia capì immediatamente che il pianoforte era magico.
Decise allora di recuperare un MARTELLO attaccato al muro e di rompere il pianoforte con tutta la forza che aveva nelle sue braccia. A quel punto tutti i RAGNI del soffitto caddero giù e si trasformarono in BAMBINI.
Alla fine MATTIA e gli altri BAMBINI volevano scappare dal CASTELLO ma non riuscivano perché la porta si era chiusa. Il fantasma stava per raggiungerli e a quel punto Mattia…
…si svegliò!!! Era stato solo un brutto SOGNO!
Elia - Camilla - Francesco - Lorenzo

LA CASA DEL CHUPASOGNI
(RACCONTO DI PAURA)



Una mattina di sole due fratelli, Luca e Riccardo, fecero una passeggiata.
Mentre camminavano, si fermarono davanti a una casa abbandonata e si accorsero che il cielo era diventato tutto nero
Spaventati, ma curiosi, decisero di entrare. Suonarono il campanello e la porta si aprì da sola.
Dentro era tutto buio, vecchio, sporco e decadente.
C’erano molte ragnatele, legno marcio e muffa. I due fratelli cominciarono a girare per le stanze e ad un tratto… sentirono un rumore provenire dalla cucina, piano piano si avvicinarono spaventati e… per fortuna era solo un pipistrello! Contenti continuarono a girare per la casa.
Ad un tratto, sentirono dei sussurri.
Entrarono in una stanza e trovarono uno scheletro legato alla parete; lo scheletro iniziò a parlare: “Ciao, io sono Scheleprò, per favore liberatemi!!!”.
I bambini dispiaciuti e per niente impauriti lo liberarono e gli chiesero: “Chi ti ha imprigionato?”  Scheleprò rispose: “in questa casa ho incontrato un mostro che dobbiamo mandare via assolutamente perché manomette i sogni trasformandoli in incubi”.
Insieme andarono in cerca del mostro, salirono al piano di sopra dove sentirono un verso strano e spaventoso.
All’improvviso videro un essere raccapricciante: era il Chupasogni, un mostro alto 3 metri e mezzo, magrissimo e senza peli.  
Aveva gli occhi grandi e rossi e si muoveva zoppicando un po’; era molto cattivo, soprattutto con i bambini.
I due fratelli decisero di tendere una trappola al mostro e così utilizzando una lenza molto robusta che si trovava nella casa, lo fecero inciampare e il cattivo finì dritto dritto… dentro un water. SPLASH!!! I due bambini, velocemente, tirarono lo sciacquone e il mostro finì nelle fognature.
Felicissimi per aver sconfitto il terribile mostro, Luca e Riccardo, dovevano tornare a casa ma erano dispiaciuti di lasciare Scheleprò da solo così decisero di non abbandonarlo e di portarlo a casa con loro.
Ai genitori non raccontarono la verità ma dissero che Scheleprò era un modello di uno scheletro che serviva loro per studiare il corpo umano.
Ebbero così il permesso di tenerlo nella loro stanza e da quel giorno vissero insieme facendo sempre bei sogni.
Dalila - Daniel - Leonardo - Nico

IL COMPLEANNO SALVATO E L’INSEGUIMENTO A VOLDEMORT
(RACCONTO DI PAURA)





Nella galassia esiste un pianeta chiamato Immaginaria qui c’è una città dove vivono insieme draghi, unicorni, lupi, cinghiali, orsi e umani.
I colori sono quelli dell’arcobaleno, i suoni sono quelli della natura e i profumi sono quelli dei fiori.
Qui vivevano quattro bambini di nome Leonardo, Dalila, Daniel e Nico.
Erano migliori amici. Ogni giorno andavano al parco a giocare o nel bosco a fare una passeggiata. Erano dei bambini curiosi.
Un giorno decisero di andare in gioielleria per comprare un anello alla madre di Leo per il suo compleanno. In gioielleria incontrarono un cliente un po’ strano. Aveva gli occhi scavati e azzurri e i capelli biondissimi.  Aveva sempre idee malefiche. Il suo nome era Voldemort ed era un collezionista di oggetti preziosi.
Ad un certo punto i bambini notarono che Voldemort aveva rubato un anello di valore perché era magico. La magia di questo anello permetteva il teletrasporto e il comando del mondo intero.
Usciti dalla gioielleria, i bambini lo inseguirono fino al bosco della città.
Qui il collezionista si mimetizzò con un cespuglio. I bambini cercarono di capire dove fosse Voldemort. Dopo un po’ riuscirono a trovarlo all’interno del cespuglio e gli rubarono l’anello.
Decisero quindi di chiamare la polizia di Immaginaria che portò in carcere Voldemort.
I bambini nascosero l’anello in una cassa indistruttibile e così…
festeggiarono il compleanno della madre di Leonardo felici e contenti.

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