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Melissa Pocchiari 2022
LAGUNANDO 2022 > selezionati 2022
I LIOPICCOLI
NARRATIVA
- PRIMO CLASSIFICATO -
Scuola Secondaria
  
Il grave problema della guerra è qui espresso con delicatezza e sensibilità pur nella consapevolezza di quanto gravi siano le sue conseguenze
Bianca Zanella
Nata nel 2008, residente a Cavallino Treporti.
Frequenta la Scuola Secondaria Carpaccio di Cavallino, classe 3^D
Davide Lazzarini
Ha 13 anni, è nato nel 2008 e vive a Cavallino Treporti.
Gioca a calcio e pratica voga alla veneta, suona la chitarra.
Frequenta la Scuola Secondaria Carpaccio di Cavallino, classe 3^D

Melissa Pocchiari
Frequenta la scuola secondaria Carpaccio di Cavallino.
Classe 3^D
Terry Body
Nata nel 2007, residente a Cavallino Treporti.
Frequenta la Scuola Secondaria Carpaccio di Cavallino, classe 3^D
Yana




Non dimenticherò mai quelle parole: “Lasciami morire!”
Le disse una ragazza timida, silenziosa e bullizzata per le sue origini, il suo nome particolare, le sue cicatrici di guerra, di nome Yana.
Tutto cominciò ad inizio marzo, nel bel mezzo dell’anno scolastico.
Una mattina delle tante a scuola sentimmo bussare alla porta e scoprimmo che la sorpresa di cui tutti parlavano era l’arrivo di una nuova compagna di classe. Era proprio lei, Yana.
Aveva un viso angelico, i suoi occhi erano azzurri come il cielo, i suoi capelli biondo chiaro e la sua carnagione pallida.  Ero incantato a tal punto che non capii neanche il perché tutti iniziassero a bisbigliare, finché Giulia domandò a voce alta: “Ma che cosa ti sei fatta in faccia?”.
Mi rigirai verso Yana e notai una cicatrice, sembrava fresca.
Subito la professoressa le chiese di presentarsi e, successivamente, di sedersi accanto a me.
“Mi chiamo Yana, ho 13 anni e vengo da Mariupol, in Ucraina, ma ho origini italiane “ la sua voce era fine ed insicura, ma la interruppe un altro intervento: ‘’E la cicatrice?” Yana preferì tacere e andò a sedersi.
Dopo qualche settimana, Yana non si presentò a scuola per qualche giorno.  Durante la settimana di assenza molti compagni di classe parlarono solo della sua cicatrice, al posto di domandarsi perché non venisse a scuola. Io non riuscivo a non pensarci e farmi mille paranoie.
Passò un’altra settimana, poi tornò. La sua cicatrice era migliorata, ma lei era diventata silenziosa. Durante una lezione non mi resi conto ma rimasi incantato a guardarla. Me lo fece notare il professore che dopo una lunga spiegazione mi richiamò: “Mattia! Hai ascoltato?”.
Non capivo il perché mi incantassi a guardarla così spesso. Un giorno durante la lezione di educazione fisica, la professoressa chiese di svolgere un esercizio a coppie e Yana, rimasta sola, scelse di stare con me. Provai a iniziare un discorso, ma lei sembrava disinteressata, come se volesse evitarmi. Era misteriosa e riservata, come se qualcosa le impedisse di essere se stessa. Dopo un po’, per un progetto di italiano, la professoressa mise insieme me e Yana. Durante la preparazione del compito, lei come era avvenuto durante gli altri lavori fatti insieme, non parlò, se non solo per il progetto.
Volevo conoscerla più approfonditamente, ad esempio sapere perché fosse venuta qua, cosa provasse ora che la sua vita era cambiata, chiederle se provasse emozioni per me. Un giorno iniziai a notare che tutti sembravano meno interessati a Yana, sembrava non si accorgessero che ci fosse.
Un pomeriggio davanti al cancello della scuola, appena finite le lezioni, notai Yana sporgersi dalla finestra della nostra classe, come per prendere un respiro. Da lì ogni giorno non feci altro che notare il fatto che lei si fermasse a scuola. Iniziai a preoccuparmi, tanto che pensai di avvisare i professori. Però poi mi venne in mente che potesse essere lì per un corso pomeridiano. Ma mi ci volle poco per ricordare che in quel periodo non c’era nessun corso pomeridiano attivo. Non volendola mettere in difficoltà con i professori, un giorno rimasi anch’io sperando che non mi notassero. Fortunatamente di pomeriggio non c’era nessuno: solo io e lei.
La seguii di nascosto e stranamente non mi notò. Tornammo in classe e la vidi immobile, credevo stesse pensando: mi fermai a guardarla e mi resi conto di essere incantato… un’altra volta! Ad un certo punto la vidi sporgersi dalla finestra e mi allarmai, poi fece qualche passo indietro come per un ripensamento sull’azione che stava per fare, ma subito dopo prese la rincorsa e arrivò fino alla finestra. Ci misi un po’ a capire cosa stava per fare, ma quando mi resi conto, la rincorsi e feci in tempo a prenderla per il braccio prima che facesse una cosa impensabile. Mi guardò confusa, ovviamente, perché non pensava che io fossi lì. La calmai, e quando si tranquillizzò, le chiesi: “Ma che cosa ti è saltato in mente!?”.
Lei mi spiegò che il suo paese era stato invaso ed aveva visto gli orrori della guerra, avendo parenti qui in Italia si era trasferita da noi.
A scuola tutti la prendevano in giro per la sua cicatrice, la guerra l’aveva ferita fuori, le persone insensibili l’avevano ferita dentro.
Mi chiedo quale delle due ferite possa rimarginarsi per prima …

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