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Concorso Letterario Internazionale di Poesia e Narrativa inedita
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Angela Vianello
Lagunando 2025 > AUTORI 2025 > Narrativa 2025
Veneziana, ha scoperto la passione per la scrittura in età adulta, partecipando a un corso di scrittura creativa che ha fatto emergere la sua naturale inclinazione per la narrativa. Da allora si dedica con entusiasmo alla stesura di racconti brevi, caratterizzati da uno stile delicato, evocativo, quasi “poetico”. Scrive per il piacere di dar voce alle sue emozioni, ai ricordi e ai piccoli frammenti di vita veneziana.
Ha già partecipato a:
LA PERLA DEL RE DEL SIAM





PROLOGO



In quella piccola stanza l’uomo ammirava quei bellissimi contenitori di bronzo istoriati alla luce tremolante di candele profumate, nel silenzio nella pace e nella serenità

Alberto V. uomo affascinante, raffinato e di tratti aristocratici guarda con soddisfazione il suo nuovo negozio: luci splendenti, morbida moquette tinta cioccolato, cassettini che profumano di legno nuovo con etichette di ottone dorato e aromi nell’aria: cannella, peperoncino, chiodi di garofano, zenzero.
Il negozio è pieno di signore, signorine – neanche un uomo pagarlo oro – gentil sesso che annusa guarda con occhi voluttuosi quello che fra pochi momenti potrà gustare.
Un gusto insolito: cioccolato e peperoncino piccante, dolce e nello stesso momento infuocato che ti lascia un’emozione, un rimpianto per un istante d’amore vigliacco: adesso c’è, ti brucia e poi fugge. L’arte di Alberto.
È sera, Alberto sta mettendo in ordine. Si apre la porta e entra un uomo.
Guarda l’orologio, manca poco alla chiusura ed è stanco, è stata una giornata molto intensa e sogna un bel bagno rilassante nella vasca idromassaggio a due piazze.
Però un uomo… taglio di capelli a zero, maglietta attillata che mette in mostra muscoli scolpiti, pantaloni stretti, stivaletti, giovanissimo ma non troppo. Sentiamo cosa vuole.
Il giovanotto è molto curioso, indeciso, anche un po’ intimidito da quell’ambiente così diverso dal suo modo di apparire, ma non se ne va.
Alberto è quasi disperato non sa come toglierselo da torno, sembra non sappia scegliere   o non vuole scegliere…che lo faccia apposta?
Gli viene un sospetto, forse vuole me?
Alberto comincia a guardare il cliente più intensamente, si avvicina sempre più lo sfiora quasi: il giovanotto lo guarda interdetto, arrossisce e lentamente indietreggia verso la porta: “Mi scusi” balbetta “non so cosa scegliere, magari ripasso domani”.
Oh beh mi sono sbagliato. Poco male. Finalmente posso andare a casa a farmi un bel bagno alle fave di cacao con il mio Carlo.

In negozio oggi c’è Carlo, sta sistemando sugli scaffali le scatole di cioccolatini appena arrivate, confezioni scintillanti e grafica così invitante che viene voglia di aprirle e mangiare subito le golosità che sono all’interno.
Il campanello alla porta suona. È la signora Clotilde, la cliente più golosa, affabile e la nonna più chioccia che ci sia.
“Buongiorno Carlo” e un bel sorriso le illumina il viso. Al solo vederla mette allegria e buonumore.
“Sono arrivati i cioccolatini preferiti dai miei nipotini? Sa quelli con le nocciole gentili delle Lande ed i pistacchi di Bronte. I miei nipoti fra pochi giorni vengono a trovarmi, è un po’ che non li vedo e voglio viziarli. Alberto mi diceva che erano in arrivo ed eccomi qui”.
“Ma non vedo Alberto, so che lei Carlo non si occupa normalmente del negozio, è forse successo qualcosa?”
“No, no tranquilla signora Clotilde, Alberto è uscito per documenti, un passaporto per la precisione”
“Oh che bello, volete fare un viaggio, dove andrete?”
In negozio c’è anche quella pettegola e impicciona della signorina Isabella, una zitella acida e antipatica, che con noncuranza tra un assaggio e l’altro si avvicina per ascoltare meglio.
“Ma dove va Alberto? Che strano non si muove mai. Quando parte?  Parte anche lei Carlo, lo accompagna?
Carlo non vorrebbe far saper gli affari suoi a Isabella, ma non può essere scortese con nonna Clotilde.
“Vuole andare in Tailandia. Quando era adolescente restava incantato ad ascoltare suo padre per ore. Un giorno, diceva suo padre, ti porterò con me a visitare la Tailandia, posto magico e pieno di tesori.
Non so se andrò con lui, mi sembra un viaggio intimo, sentimentale, un cercare in quei posti l’essenza di suo padre”.
“Speriamo trovi quello che cerca. Lui è molto riservato, ma ho intuito che è successo qualcosa. Sa a volte facciamo delle lunghe chiacchierate e qualcosa è trapelato. Me lo saluti tanto e una buona giornata anche a lei. Adesso devo scappare ho ancora tante cose da preparare prima che arrivino i miei nipoti.”
“Buongiorno anche a lei Isabella! Toh non c’è più, non mi ero accorta che fosse già andata via.  Beh non importa, ancora tanti saluti Carlo e a presto.”
Che sgradevole profumo, pungente, intenso quello della signorina Isabella, proprio come lei. Ha impregnato tutto il negozio.
Carlo spera che abbia sentito il meno possibile delle confidenze fra lui e nonna Clotilde.  
Confidenze che gli hanno risvegliato tanti ricordi. Quando ha conosciuto Alberto gli parlava sempre dei sacchettini pieni di spezie profumate e dai tanti colori che suo padre gli portava dai viaggi.  Poi l’idea di studiarli e aprire il negozio di cioccolateria ai gusti speziati   nel posto più esclusivo della città. La sua fortuna e l’inizio della nostra vita assieme.
Ma dove sarà finito?  Domani alle sei hai il volo per la Tailandia, non è venuto a cena e deve finire di fare le valigie. Carlo parla fra sé a denti stretti.  Vuoi vedere che quel pazzo è andato a ubriacarsi all’ “Incontro”!  Ultimamente sta esagerando, da quando ha deciso di partire per questo viaggio è sempre più nervoso, combattuto e si sfoga bevendo.
Avevo visto giusto! Eccolo li abbarbicato al bancone davanti ad una bottiglia di gin mezza vuota.

Carlo lo prende di peso e via a casa!
Acqua gelida, Alberto è mezzo affogato dentro la vasca idromassaggio, sbuffa e impreca.
Parla sempre francese quando impreca, parole incomprensibili, parole impastate che faticano ad uscire.
Un caffè forte, ultime cose gettate alla rinfusa nelle valigie. Alberto riluttante trascinato per un braccio e buttato in malo modo in macchina.
Carlo non lo riconosce più!  Ha la sbornia piagnona. È una lagna.
Si sta facendo tardi! Neanche a farlo a posta tutti i semafori sono rossi e l’ansia sale.
Finalmente l’aeroporto.  Stanno annunciando il suo volo.
Carlo dal finestrone lo vede salire sulla scaletta e scomparire all’interno.
“Partito!” Un gran sospirone di sollievo, l’aereo è decollato.

Sono in volo e ho un terribile mal di testa. Mi guardo in giro frastornato, mi fanno male gli occhi. Intorno a me un brusio incessante.
Qualcuno si avvicina si sporge verso di me, una ragazza bellissima, una pelle di alabastro, vellutati occhi a mandorla.
“Buongiorno signore” – voce melodiosa – “fra poco arriviamo a Bangkok, nel frattempo gradisce qualcosa?
La pastiglia ha fatto effetto e anche il caffè, adesso è più rilassato e si guarda intorno, i suoi compagni di viaggio sono per lo più stranieri ma anche un gruppo di italiani chiassosi per fortuna seduti nelle ultime file.
C’è nell’aria un profumo molto particolare, penetrante, pungente, un’essenza che non riesce a distinguere né da dove provenga.
A poco a poco gli tornano in mente gli avvenimenti di ieri, un po’ se ne vergogna e si interroga “Perché’ mi comporto così?” Avevo deciso di fare questo viaggio, volevo ritrovare le orme di mio padre. Perché’ mi sento insicuro, inquieto, insoddisfatto?”
Dalla vetrata panoramica della sua stanza d’albergo lo sguardo si perde lontano.  La sera è illuminata da minuscoli lumicini colorati che dondolano pigramente sul pelo dell’acqua. In città c’è festa, si sente il vociare festoso della gente. Adesso che è arrivato si sente finalmente tranquillo.
È ora di cena, apre le valigie. “Accidenti, non c’è lo smoking. Sono proprio un cretino!”
In sala ci sono grandi tavoli rotondi e gli ospiti sono di varie nazionalità: spagnoli, francesi, inglesi. Nessun italiano in questo tavolo, solo lui.
Una coppia di spagnoli sta litigando sottovoce.  Lei lo sta maltrattando a parole, i francesi parlottano fra loro, l’inglese parla a mezza voce con la sua vicina e lancia occhiate ad Alberto, anche la vicina gli getta delle occhiate furtive al di là del tavolo. E poi guardano più lontano dove hanno relegato tutta una tavolata di italiani.  Poi lo riguardano e parlottano sottovoce.
Alberto si sente a disagio, non è per l’abito che è di ottimo taglio e lui sa di portarlo benissimo ma perché stanno parlando male degli italiani. E lo stanno criticando.
Come si permettono questi snob. Chi credono di essere!  Sente montargli la rabbia. Ha cominciato a bere di più di quello che dovrebbe e si sente irritato, volge lo sguardo ai commensali, tutti lo fissano. Ha voglia di prendere a pugni quell’antipatico inglese che lo guarda con superiorità.
Si alza improvvisamente, attraversa la hall e si butta nella mischia della città in festa. Si lascia trasportare dalla fiumana della gente, dal chiasso, dall’allegria. E beve!

“Sveglia! Sveglia! In piedi!” Un rumore infernale. Alberto si sente strattonare in malo modo da un energumeno in divisa, sfollagente in mano. Lo ha preso per il bavero, gli sta gridando in faccia con un alito nauseabondo e lo sbatte in una stanza.
“Ma dove sono?” La testa mi scoppia!” Gli mancano le gambe e si siede per terra su un pavimento lurido. Anche lui è sporco, puzza di alcool e vomito.
Non è solo nella stanza, altri individui sono seduti chi per terra chi su tavolacci, alcuni urlano, altri lo fissano vacuamente, chi ubriaco dorme.  Un tanfo tremendo e ci sono le sbarre.
“Mio Dio aiutami!  Sono capitato all’inferno”.
Dopo due giorni e due notti di paura, sofferenza e ribrezzo, è libero.  Qualcuno ha pagato per farlo uscire e adesso lo riportano all’albergo.  Sdraiato sul letto ripensa a queste due notti e si ripromette “mai più!”
Lentamente gli torna alla mente anche qualcosa d’altro…. Un flash, un pensiero fragile, un profumo sottile, penetrante.  Un aroma che lo segue o lo precede da un po’, che non sa identificare e poi…tanta gente, calca, confusione. Un vicolo stretto, bottegucce tutte vicine une alle altre e fra queste un negozio di spezie, un posto fresco, silenzioso, fragrante.
Alberto si alza di scatto, ricorda tutto! Adesso è lucidissimo e pieno di energia.
Ricorda l’uomo al banco, più o meno dell’età sua e seduto in un angolo un vecchio con una lunga barba bianca.  
Ricorda anche quello che gli ha detto il vecchio quando Alberto è entrato attirato da quell’aroma: “E’ una spezia preziosa signore, difficile da procurarsi, viene da una zona a nord-est della Tailandia, una zona rurale, pochi abitanti coltivano questa erba che poi portano ai monaci del Monastero nella foresta. Forse ne ha sentito parlare. È un luogo di pace e serenità”.
A quelle parole si rivede bambino in uno di quei pochi momenti assieme a suo padre. Seduto in riva al fiume gli raccontava dei tesori che aveva visto. “Quando sarai grande ti porterò con me a vedere queste terre lontane, conoscere questa gente umile e buona, immergerti negli aromi delle spezie”
Alberto sente una smania, un desiderio impellente di andare in quel luogo, qualcosa lo attira irresistibilmente.
“Devo cercare quella bottega!”  Vaga ore per la città e finalmente la ritrova.
Entra e chiede come può arrivare in quel monastero. Il vecchio gli risponde: “Non c’è nessuno che può portarvi, le strade sono impraticabili. Nessuno si spinge così lontano, i sentieri sono impervi e alle volte pericolosi. Chi una volta andava laggiù adesso è ormai anziano e non ce la fa più”
Alberto insiste: arrivato a questo punto non vuole rinunciare. Implora che lo aiutino a trovare qualcuno che lo guidi fino a lì.
Padre e figlio si guardano, sono riluttanti, poi un cenno.  Il vecchio padre alla fine si offre di accompagnarlo.
Il vecchio davanti, Alberto dietro. Sono giorni che camminano, attraversano campi, ponti sospesi, fiumi attraversati con imbarcazioni di fortuna.  Si fermano in locali isolati e sostano solo il tempo di mangiare e dormire poche ore.  Alberto è sorpreso della resistenza della sua guida, il passo è lento ma deciso, fermo, nessun cedimento.
Anche di sé stesso si stupisce, si stupisce del suo abbigliamento, della volontà e della sua forza fisica a mano a mano che passano i giorni.
Sono arrivati in riva ad un fiume, è molto vasto e impetuoso, gli fa paura. Non c’è un ponte, una barca. Devono trovare un punto dove l’acqua è più bassa e attraversare.
L’acqua arriva fino alla cintura, le mani trattengono con forza i bagagli e si cammina piano piano.  Il vecchio sempre davanti.  Il rumore dell’acqua è assordante e fa paura. Il cuore di Alberto batte impazzito.
In un attimo il vecchio non c’è più, la corrente lo sta portando via, Alberto resta paralizzato, scruta quell’acqua impetuosa e poi lo vede. Sta affogando. Alberto è paralizzato ma una forza oscura lo spinge a buttarsi nella corrente.
Dopo tanti sforzi riesce ad afferrarlo ma è stanco, non ce la fa più deve lottare per tenersi a galla.  Si sente tirare giù sempre più giù.  Si sente morire e… torna ragazzo.
Suo padre l’ha salvato da un’altra acqua, in un altro luogo, in un altro tempo.
All’improvviso la sua mano trova un appiglio e lo afferra disperato con tutte le sue forze, sente delle voci ovattate e poi arriva un buio freddo e stagnante.

Alberto riemerge dall’oblio, gli giunge un brusio lontano. Ha una sensazione di calma, si sente al sicuro.  Come se qualcosa di brutto fosse successo ma poi svanito. Forse un brutto sogno. A fatica apre gli occhi, si guarda intorno, vicino a lui disteso su un pagliericcio c’è la vecchia guida.  Adesso ricorda “Stavo per affogare!”
Di sotto i monaci si inchinano e offrono l’incenso al budda, la stanza è soffusa di spire profumate che si innalzano assieme al lento e monotono salmodiare.
Ringraziamo con gratitudine per le due vite che si sono salvate.
“Dove sono? “chiede. ai due monaci che lo stanno accudendo.
“Sei nel vecchio monastero della foresta Wat Pan Pong, siamo i discepoli del maestro Ajahn Chan, stavamo percorrendo il sentiero per rientrare e vi abbiamo visto.  Eri appeso ad un ramo e stringevi a te il vecchio Chiai”
“La mia guida si chiama Chiai?  Lo conoscete?”
“Da anni conosciamo il vecchio Chiai. Era lui che portava le piante in città e le trasformava nelle spezie nel suo negozio.  C’è una spezia con una proprietà singolare che solo lui sa esaltare. È un segreto custodito e tramandato da padre a figlio”.

Alberto percorre il sentiero che porta al grande padiglione centrale.
Oggi si sarà una cerimonia per festeggiare la sua guarigione e quella del vecchio Chiai. La sala è ornata di bandierine multicolori, tappeti e cuscini colorati sparsi per terra, fiori e candele e incensi dappertutto.  I monaci con i loro sai color zafferano intonano i loro canti, che predispongono alla serenità.
In mezzo ai monaci ci sono altri vestiti di bianco.
Uno di questi si avvicina, giunge le mani in preghiera sorride e si inchina.
“Ciao Alberto” Alberto incuriosito risponde al saluto, ma da quando è al monastero non ha mai visto questo monaco.
“So chi sei, e ti aspettavo. Vieni sediamo sotto quell’albero. Devo raccontarti una cosa che ti riguarda molto da vicino.”
“Io ero un amico e collega di tuo padre.  Tutti e due mercanti d’arte, e tutti e due innamorati di questa terra bellissima e misteriosa. Quando l’aereo e ‘ caduto tuo padre prima di morire, mi ha raccomandato che se fossi sopravvissuto, di cercarti e di dirti che l’ultimo pensiero è stato per te.
Come vedi sono sopravvissuto, ma per tanto tempo non ricordavo nulla.
Quando poi finalmente ho ritrovato la mia famiglia, ho saputo che tua madre si era risposata, era in giro per il mondo e tu in collegio ma non sapevo dove.”
“Non capisco! Ci troviamo dopo tanti anni, in Tailandia e in questo monastero.   Che coincidenza strana. Come è possibile?
“La vita è un mistero. Non tutto si può spiegare. Adesso godiamoci questo momento.”
“Chi sono quei monaci vestiti di bianco?  
Chiede curioso Alberto al vecchio Chiai”
“Li chiamano i monaci bianchi ma sono persone come noi che possono, se lo desiderano, rimanere in monastero per qualche tempo.  Chi viene è per ritrovare un po’ di pace, chi per ritrovare sé stessi, chi per guarire il cuore da qualche dispiacere, chi per ringraziare.  Sono tanti i motivi per venire in questo luogo”

È sera. In quella piccola stanza Alberto ammirava quei bellissimi contenitori di bronzo istoriati alla luce tremolante di candele e incensi profumati, nel silenzio nella pace e nella serenità.
Ai piedi del Budda su uno scrigno cremisi, la perla del Re del Siam spande una luce opalescente. La perla di cui parlava suo padre nei suoi racconti, la perla che guarisce la sofferenza del cuore, infonde coraggio e fiducia.
È grato e commosso. Il vecchio Chiai gli ha fatto un regalo per aver rischiato la sua vita per salvarlo. Il segreto della lavorazione della spezia. Gli sembra di aver ritrovato nel vecchio suo padre.

Alberto sta facendo le valigie, torna a casa.  È triste e deluso.  Voleva rimanere a Bangkok, lavorare assieme con il vecchio Chiai ma c’è stata una terribile scenata fra Chiai e suo figlio per causa sua.  Adesso non sa cosa fare, la sua vita di prima gli sta stretta.
“Perché gli hai svelato il segreto della spezia? È un segreto che si tramanda di padre in figlio.  Perché non l’hai detto a me. Non sono degno della tua fiducia. Non sono un buon figlio? “
“I tempi sono cambiati figlio, questa spezia una volta molto ricercata non la richiede più nessuno. Nessuno cerca sé stesso, la propria natura. Solo quello straniero ne era attratto. Chi l’apprezza viene completamente cambiato, la sua vita non sarà più come prima. E lo straniero ne aveva bisogno. L’ho capito subito appena l’ho visto entrare.
Ma appena sarai pronto il segreto sarà donato anche a te “
“Io non lo voglio qui, non voglio che metta le mani nel nostro negozio. “

“Signor V. c’è una signora che ha chiesto di lei. La sta aspettando nella veranda”
Alberto non ha voglia di vedere nessuno, non è dell’umore giusto.  E una donna poi, ci mancava anche questa. Chi sarà e cosa vorrà da me.
Prima ancora di vederla, al di là della hall, ne percepisce il profumo – quella   nota pungente che ormai conosce bene - ma chi è… mi sembra di conoscerla, ma forse mi sbaglio. Ma è lei!  La signorina Isabella!!  Cosa fa qui? Cosa vorrà da me?
“Buongiorno Alberto, so che sei stupito di vedermi ma posso spiegarti. Ti prego ascoltami. Tu non ti ricordi ma i nostri genitori erano amici, tu eri un ragazzino ed io una bambina quando hai perso tuo padre”.
Alberto è molto confuso, guarda stupito e incredulo Isabella.  Gli sembra di ricordare quella bambina ma vede solo immagini sfuocate che scompaiono appena cerca di afferrarle. Prova invece emozioni dimenticate che ritornano prepotentemente: il dolore per la perdita del padre, l’antipatia per il patrigno e la rabbia di essere mandato in collegio.   
“Ti adoravo e mi sono disperata quando non ti ho più visto. Ti pensavo spesso.  Poi dopo tanti anni, per caso sono entrata nel tuo negozio e ti ho riconosciuto.   Ti avevo ritrovato.  Mi sono accorta che mi piacevi ancora, come se gli anni non fossero mai passati ma…c’era Carlo”
Ho chiesto aiuto a mio padre, lui viene spesso in Tailandia. È il monaco bianco che hai conosciuto al monastero. Mi ha procurato la spezia e io la portavo sempre con me   quando entravo nel tuo negozio nella speranza che facesse effetto.  E ci sono riuscita”
“Ma questa fragranza particolare che sentivo ……”
“Si Alberto ero io che ti seguivo, ti ho anche tirato fuori dalla prigione. Ti prego Alberto non andare via resta qui”.
“Sono sorpreso Isabella, ci devo pensare, sono accadute tante cose e quello che mi stai dicendo adesso mi sconvolge.  Devo avere un po’ di tranquillità. Ho bisogno di calmarmi e di riflettere. Dammi tempo”.
Alberto ha rinviato la partenza. Ha passato tutta la notte a meditare, a rivedere tutta la sua vita.  
Soprattutto il suo rapporto con Carlo.“Chissà perché non voglio più ritornare in Italia.  Questo vuol dire che non torno da Carlo.  Non mi interessa più?  È Isabella, se resto c’è lei. E cosa voglio fare?  Quali sono i miei sentimenti per l’uno e per l’altro?”
Alberto ha passato una settimana di inferno tra dubbi, rimorsi, sensi di colpa, ricordi struggenti, paura di non farcela ma poi ha deciso”.
Isabella lo vede arrivare, ha un braccio al collo, il viso pesto e gonfio, fa fatica a camminare.
“Oh mio dio Alberto cos’hai? Cosa è successo?”
“È stato il figlio del vecchio, mi ha aggredito assieme ad altri giovinastri, non vuole che io resti in città.  Alle volte il mio carattere è impetuoso e irascibile e così invece di scappare ho menato le mani.  Li ho pestati ben bene.  Poi è arrivata gente e ci hanno diviso per fortuna.”
Sai Isabella in questi giorni ho pensato a quello che mi hai detto e ho deciso di restare, succeda quel che succeda!  Stasera scrivo subito una lettera a Carlo per comunicargli la mia decisione
“Caro Carlo ti scrivo per dirti che..."
Buongiorno Carlo, come va?  Alberto è ancora via?
Buongiorno signora Clotilde, si Alberto è ancora via e non so quando torna e se torna.
“Davvero?  E come mai?” chiede stupita nonna Clotilde.
“Mi ha lasciato, mi ha scritto una lettera d’ addio.  Scrive che finalmente ha trovato sé stesso e si è appropriato della sua vita. Guardi, guardi anche lei”.  Carlo mostra con rancore e strizza la foto che accompagna quella lettera d’addio.
Si vede Alberto, un vecchio con una lunga barba bianca e una donna davanti ad un negozio. L’insegna a lettere rosso fuoco recita: CIOCCOLATERIA ALL’AMORE VIGLIACCO.  Sono tutti sorridenti e trasmettono felicità.
“Ma guarda, quello è Alberto?   Vestito con un saio e rapato a zero? Non sembra più lui.  E la donna chi è? Forse mi sbaglio, mi sembra Isabella!”.
“Si, si è lei quella antipatica e pettegola. Gli girava sempre attorno, sempre a cercarlo.
“E dov’è! E perché’ non c’è! E quando torna?” Non la sopportavo. E poi quell’odore che si portava sempre addosso. Dovevo sempre spalancare tutto.
Da quello che mi ha scritto so che Isabella lo ha seguito in Tailandia.  È diventato buddista e che non sono a Bangkok ma in un’altra regione perché ha avuto dei dissapori non so bene con chi. Hanno aperto la cioccolateria assieme. Questa è la foto dell’inaugurazione.
Mi ha anche mandato delle scatole di cioccolatini speciali, come ingrediente hanno quella spezia che stimola il desiderio di cercare sé stessi, di capire chi si è e cercare la felicità, ma non ha tutti fa lo stesso effetto.  A me non piacciono anzi li trovo sgradevoli, mi ricordano il profumo di Isabella. Li ho messi di là nel retrobottega, non li voglio neanche esporre.
“Carlo mi ha incuriosito! Me li fa assaggiare? Sono vecchia ma chissà magari mi fanno effetto. La felicità non fa mai male”.
“José” dal retrobottega emerge un bellissimo ragazzo, capelli a zero, occhi neri vellutati, maglietta attillata, pantaloni stretti e stivaletti.
“Per favore prendi una scatola di cioccolatini speciali da offrire alla nostra signora Clotilde”
“Oh Carlo che bell’ aiutante ha adesso”
“Cosa vuole, signora Clotilde la vita deve andare avanti!”
“La ringrazio Carlo del suo gentile omaggio.  Le saprò dire se mi sono piaciuti.
Buona giornata”
“Buona giornata a lei signora Clotilde, lei è sempre la benvenuta. A presto”
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