Bruno Pasetto
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Note:
Laurea in Architettura presso lo IUAV di Venezia, professore presso il liceo artistico, scrittore e poeta di romanzi e raccolte, studioso di sociologia e filosofia, di arte pittorica e scultorea, appassionato di letteratura e di fotografia.
AURA
Aura, una delle figlie dei duchi di Montefeltro, della quale tranne il nome nulla emerge dalle loro biografie, diventa la figura centrale a saldare il legame tra la nobile famiglia del condottiero urbinate Federico e il pittore Piero della Francesca. Il romanzo contempla uno stesso scenario toscano relativo a due periodi storici molto lontani tra loro, il secondo quattrocento e il primo novecento, con una trama che coinvolge il pittore di Borgo del Santo Sepolcro e due artisti uniti in virtù del diverso rapporto con Baladine Klossowska, dei quali è compagna e madre: il poeta Rainer Maria Rilke e il pittore Balthus (Balthasar Kłossowski de Rola).
AURA
La montagna si veste di una oscurità lustra, variegata di corvino e verdastro, con forme che una brezza rarefatta rende mosse e confuse. Simili a cattedrali, le cime dell’Antelao, del Pelmo, della Marcora e delle Tofane, svettano contro gli astri seghettando il firmamento. Lo incorniciano, nella notte agostana dei presagi, come la prima incomparabile delle opere d’arte, l’unica trascendente e sempiterna. Luna e stelle ostentano la quintessenza della bellezza cosmica, una madreperla e miriadi di brillanti incollati al cielo di cobalto. L’evento notturno concretizza, attraverso la più suggestiva delle visioni del creato il concetto di qualità, l’espressione più alta dell’incontro tra mente e materia, soggetto e oggetto fusi insieme. Nello splendido scenario Baladine è in attesa di vedere le lacrime di San Lorenzo, delegando alla prima stella cadente la speranza di una prossima maternità. Ha la sensazione che delle possenti forze centrifughe spingano verso l’alto non soltanto gli occhi ma tutto il suo corpo, allontanandolo dalla condizione terrena. E’ attratta dall’universo che la immerge, di ronda solitaria dentro un’oasi parimenti umile e sacra. Prova una strana sensazione di ebbrezza e libertà. Si sente protetta, serena, in pace con se stessa, tanto che dalle labbra le sfugge un grido di ammirazione e di coinvolgimento, affrancatore e stentoreo. Ne raccoglie l’eco reiterata, immaginando sia di risposta al suo approccio con le insondabili potenze sovrumane. Poi il silenzio torna a dominare lo spazio e la giovane donna avverte la carezza di un refolo benigno. Stima si tratti del contatto di una mano divina ed è certa che il proprio sfogo istintivo e vitale, che spezza l’incantesimo della notte, sia stato compreso. Un minuto dopo, la precipitosa discesa di una scia luminosa viene incontro al suo desiderio più recondito. E’ il segnale atteso. Il soffio esistenziale ha già smosso l’anima appesa staccandola come una foglia dall’albero esemplare, unico ad avere radici nel cielo. E’ giunto il momento di predisporre un nuovo disegno di vita sulla terra. L’essenza incorporea ha vagliato il corpo adatto e il luogo confacente, determinando la condizione ideale per la nascita di un individuo, l’ennesimo irripetibile della specie umana. Durante il viaggio verso la naturale destinazione, l’anima attraverserà la pianura dell’oblio dimenticando il progetto prenatale. Il segno del suo passaggio dentro il Lete si leggerà sul labbro superiore del concepito dove un piccolo incavo, sigillo di amnesia, mostrerà l’impronta del dito di un personale spirito. Nella mente del prossimo poppante, il procurato vuoto della memoria sarà compensato dal sostegno di un daimon, angelo custode, guida invisibile, ombra impalpabile. Avrà il compito di indirizzare il fanciullo secondo la vocazione ideata dall’anima apposta per lui.
1908
Baladine conosce le leggendarie fasi che precedono il lieto evento, pronta ad accettare la chiamata celeste, a benedire l’origine di un mito pensato a sua somiglianza. Giorno dopo giorno veglierà, attenta ma discreta, per cogliere ogni segno di attitudine che provenga dalla condotta e dall’apprendimento del bambino. Sarà pronta ad agevolare il suo processo di crescita. Cercherà di non ostacolare la strada segnata e indicata dal daimon, portatore del destino e compagno inseparabile del figlio.
E’ il momento dell’epifania natale, della reciproca conoscenza, della scoperta di genere, dell’allattamento. E’ esaltata dal turbinio dell’accadimento e altrettanto provata dal travaglio in corso che, doloroso ma ineluttabile, la sta avvicinando al frutto materno più ambito. Ne ha piena consapevolezza quando, con un respiro profondo e l’ultima spinta poderosa, fa sbucare una testolina che sembra tuffarsi fuori dalla pancia, indicando la conclusione della lunga discesa del concepimento partita dalla pianta divina. Il nuovo genio ha terminato il percorso, ha finito per immergersi nel mare dell’umanità, così contaminandosi con il mondo terreno. La madre prende tra le braccia il corpicino caldo, sicuramente maschile. Scorge sul piccolo capo la caratteristica fontanella, attraverso cui l’anima del neonato, ancora per poco tempo, riceverà l’influenza delle sue radici celesti. Tra pochi giorni l’assodamento di quel punto molle sancirà la fine dell’ultima contiguità con le forze ultraterrene. Baladine sorride accorgendosi che il ditino medio del piccolo si appoggia appena sopra le esili labbra, laddove è visibile la fossetta, lasciandole percepire una intuizione che al momento sfugge alla creatura. Il movimento casuale e involontario, che imita quel meccanismo consolidato di contatto tra indice e bocca, le fa pensare alla possibilità che il suo lattante possa già esercitare una poco probabile ricerca mentale. Veramente, si affretta a considerare fra sé con un pizzico d’ironia, credo proprio che tale capacità sia un po’ prematura. Poi, esausta ma serena, cede al sonno, calandosi in sogno nel mezzo di un paesaggio straordinario e di un passato remoto.
Quel luogo ha la forma di uno smisurato anfiteatro con messi biondeggianti e rigogliosi vigneti, stagliati sullo sfondo di montagne coronate da un’infinità di boschi. E’ attratta dal posto che le pare familiare. Lo spazio attorno è talmente equilibrato da possedere compostezza e sobrietà umane e l’aria, carezzevole, ha il cadenzare lieve e sussurrato di una musica pastorale. La condizione ideale dell’ambiente e il sentimento di affezione che prova la rassicurano di essere a contatto di una terra natia. La veste che indossa rimanda a un colore blu lapislazzulo, che le scende fino ai piedi leggera e sufficientemente ampia. Lo è per contenere l’avanzata gravidanza, d’impaccio lungo il percorso sullo sterrato tra i campi coltivati. Preferisce pensare a quanto, in quella splendida valle, lentezza e silenzio siano la qualità del tempo che pare essersi fermato, sostenuto da una investitura eterna. E’ orgogliosa del suo stato interessante quanto dell’appartenenza al più potente casato della regione. Nonostante, soffre di un mesto pensiero che l’agita nella speranza di rimuoverlo se, finalmente nato, l’erede sarà maschio. Un forte odore di erbe selvatiche e di animali bradi la disturba. La mortifica con una nausea improvvisa, mentre da lontano una voce insiste a chiamarla con un nome diverso dal suo. Si stupisce perché guardandosi attorno non scorge nessuno, eppure ode distintamente le parole di chi non riesce a vedere.
“Baladine … coraggio, si svegli. C’è qui un ometto pieno di fame, poi potrà dormire ancora. Si metta seduta e lo prenda in braccio. Ecco, brava, così va meglio.”
È impacciata, stranita, ma la sensazione che sta vivendo le risulta piacevole, coinvolgente. Sorride imbarazzata dalla voracità del neonato che invece si trova perfettamente a suo agio. Ha modo di controllarlo e toccarlo, vuole assicurarsi che non abbia difetti. Lo annusa, lo sfiora con le labbra e lo guarda per avere conferma della propria maternità. Poi, tranquillizzata, chiude gli occhi per meglio gioire del momento divenuto tra loro sintonico, pacifico accordo, frequenza concorde, simbiosi amorosa, legame inscindibile di tutto l’arco sentimentale. Ora sa che la lunga attesa, patita di dolori e dubbi, è stata ampiamente compensata...
Nella presente antologia è stata riportata solo la presentazione del romanzo.
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