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Concorso Letterario Internazionale di Poesia e Narrativa inedita
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Caterina Falomo
Lagunando 2025 > AUTORI 2025 > Narrativa 2025
Nata a Venezia, laureata in Scienze della Comunicazione all’Università di Siena, Master in New media e comunicazione all’Università Tor Vergata di Roma, ha lavorato nel settore Comunicazione e Ufficio stampa dal 2001 al 2018.
Dal 2014 ha iniziato a frequentare vari corsi di pasticceria, e nel 2019 ha deciso di aprire al Lido di Venezia la propria Microimpresa Alimentare
Ha già partecipato a:
Il cormorano





Ehi barcarolo! Dico a lei, me la dà una mano?
Cossa xe che ti vol, dime!
Fu una fortuna trovare qualcuno che potesse aiutarmi, a quell’ora. Erano le cinque del mattino, stava albeggiando. Era un veneziano d’altri tempi, parlava solo in dialetto. Io non capivo un accidenti del veneziano, se poi era davvero veneziano… sembrava più un dialetto della laguna. Chi nasce e vive nell’acqua, finisce per parlare un dialetto che sa di salmastro, un dialetto fatto di alghe e di fango.

Quella notte non riuscivo a dormire per il caldo e così presi la mia barchetta a remi e andai a fare un giro. Eravamo io e l’acqua, io e il cielo, io e me stesso.
Ero avvolto da un bellissimo silenzio. Restai a godermi lo spettacolo della natura, finché troppa bellezza e troppo silenzio mi fecero addormentare.
Ad un certo punto sentii un leggero dondolio e un rumore strano. Aprii gli occhi e mi ritrovai con un inaspettato ospite in barca: era un cormorano. Un bellissimo esemplare che stava aprendo le ali per farle asciugare.
Ehi - mi disse.
Dice a me?
Certo. Senta, perché continuate a non capire?
Scusi?
Beh, la laguna è messa molto male. Non vede?
E cosa ne sa lei? Forse le manca il cibo?
Che sciocco. Io il cibo lo trovo sempre, sono un pescatore eccezionale. Piuttosto, voi che cosa cercate? Che cosa volete?
In che senso?
Bah, non siete mai tranquilli, volete sempre di più. Guardi cosa avete fatto: barche sempre più grandi con motori sempre più potenti, moto ondoso da far paura e intanto il livello del mare si innalza, scavate i canali… non vede, povera laguna, come soffre?
Signor Cormorano, io non so cosa dirle…

Stavo davvero parlando con un cormorano? L’avevo chiamato “Signor Cormorano”?
Ad un certo punto, vide una preda e si tuffò velocemente e non lo vidi per parecchi secondi. Ad un certo punto sbucò da tutt’altra parte. Lo guardai, mi guardò e si rituffò immediatamente. Si vede che un branco di pesci stava passando di lì. Continuò a tuffarsi più e più volte.
Quando riemerse tornò sulla barca.

Ehi - mi disse - sono stato fortunato. Una bella mangiata.
Già, lei è davvero bravo. Perché è venuto a trovarmi?
Da qualcuno dovevo pur andare, no? E poi non tutti possono sentirmi parlare.
Senta, questa storia della laguna che è in pericolo, è vera? Cioè lei sa qualcosa che noi non sappiamo?
Voi sapete già tutto. Questo è il fatto più grave. Certo, noi dall’alto abbiamo una visione che voi non avete e abbiamo anche una conoscenza più approfondita della natura, così come delle stagioni, del tempo e in qualche modo del futuro. Capiamo prima di voi molte cose, le intuiamo, le sappiamo e basta. Senza studiare, sappiamo già.
Dice che noi sappiamo già tutto? Chi sa che cosa?
Quelli che hanno il potere di cambiare le cose, sanno già tutto. Ma per interessi personali di ogni genere, restano in silenzio. Noi lo sappiamo, noi sappiamo chi sono i responsabili, noi uccelli e altri animali della laguna ci siamo riuniti più volte e abbiamo stilato una lista molto lunga di nomi e cognomi. Lo facciamo per rendere onore a Madre Natura. Un giorno si riunirà il tribunale di tutte le specie che vivono in laguna e ciascuno darà il proprio giudizio. Anche io ne faccio parte, ma non si sa se sarò ancora vivo quando ci sarà l’udienza. Il giudice deciderà a suo tempo. C’è un tempo per ogni cosa, conosce la Bibbia? Nelle Ecclesiaste è scritto: “Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.” Noi uccelli crediamo in Dio.
Certo, anche io conosco abbastanza bene la Bibbia. Ma mi dica, Signor Cormorano, lei può dirmi qualcosa in particolare circa questo “giudizio”? Cosa potrebbe succedere?
Beh, posso dirle quello che ho sentito dire. Non lo prenda per vero, perché come le dicevo le carte in tavola potrebbero ancora cambiare. Non sappiamo quando il tribunale si riunirà.
Certo, capisco.

Il cormorano si schiarì la voce e iniziò a dirmi tutto quello che sapeva. E sembrava saperne molto, in effetti. Mi disse che gli scenari che si prospettavano erano tre.
Il primo prevedeva che tutti i cormorani della laguna andassero a colonizzare le isole di Burano, Murano e Torcello. Il cormorano si lasciò scappare che il giudice si era innamorato del trono di Attila e che voleva mettersi proprio lì. Colonizzare le tre isole avrebbe avuto enormi conseguenze sulla laguna e sui cittadini. Innanzitutto i residenti delle tre isole sarebbero stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni, perché i cormorani non se ne sarebbero andati per nessun motivo. Ad un certo punto l’amministrazione della città avrebbe dovuto decidere sul da farsi, il che probabilmente avrebbe comportato nuove importanti decisioni a tutela della laguna, con tanto di esperti internazionali convocati per affrontare la questione. Si sa che avere un cronista del New York Times alle spalle non è la stessa cosa di avere un cronista del Gazzettino, senza offesa per nessuno, s’intende.
Un’altra idea era quella di lasciare la laguna totalmente, vietando ad ogni specie di tornare lì. Si deve immaginare una laguna improvvisamente priva di fauna di ogni genere e tipo: un giorno non si vedono più né gabbiani, né pesci, né moscerini, né granchi, niente di niente. Il danno economico sarebbe il primo campanello di allarme, ma alla fine si arriverebbe a parlare di un serio e complicatissimo danno all’ecosistema lagunare. Si immagini quelli lì a darsi le colpe a vicenda: se gli animali se ne sono andati è colpa dell’inquinamento, no è colpa dello sfruttamento, no è colpa dello spopolamento… insomma la colpa era di qualche …mento. Fatto sta che magari da qualche parte qualche illuminato sarebbe forse arrivato a trovare una soluzione.
La terza idea era quella un po’ più strampalata. Mi raccontò di alcuni suoi colleghi che, diciamo così, viaggiavano molto con la fantasia. La terza idea, infatti, prevedeva la chiamata degli alieni.
Quali alieni? - gli chiesi subito.
Ebbene, gli alieni classici, i marziani, o se li immagini come vuole, non me li hanno specificati. Praticamente gli alieni verrebbero a spaventare i residenti, tutti i residenti della città e della laguna. Si immagini che caos e che confusione. Ma uno degli alieni, il più saggio, prenderebbe la parola e con un gran microfono, direbbe a tutti “Cari cittadini, o noi o voi, che ne dite?”. Insomma saggio è una parolona, però ecco il senso sarebbe quello. Essendoci la possibilità di scelta, perché in fondo gli alieni hanno un cuore, i veneziani potrebbero ancora trovare un modo per vivere e salvare la città.

Il cormorano si fermò. Poi si tuffò e ricominciò il suo balletto di pesca. Un tuffo una preda, un tuffo una preda e così via. Quando riemerse e tornò sulla barca, mi disse:
Senta, forse ho parlato anche troppo. Mi sa che devo andare. Mi raccomando acqua in bocca.
Come, deve andare? Resti ancora un po’, la prego.
Mi stavano venendo infinite domande da rivolgergli, ma il cormorano aprì le ali per farle asciugare, e rimase in quella posizione fermo e immobile per qualche minuto, mentre io lo guardavo in contemplazione e con un po’ di ansia.
È stato un piacere incontrarla – mi disse - e si ricordi “Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.”
E pronunciate quelle parole, dispiegò le ali e se ne andò.

Fu a quel punto che probabilmente mi svegliai e mi accorsi che i rami erano caduti in acqua.
Il barcarolo, dopo avermi raggiunto, legò la mia barca alla sua e mi trainò.
Dove xe che ti gà da andar? - mi chiese.
Guardi se mi lascia a Burano mi fa un favore, dovremmo essere vicini.
Eh, te par a ti. Ma no state a preocupar che te porto. Sai quante volte me xe capità anca a mi… - mi confidò ridendo.
La tentazione era quella di raccontargli che un cormorano era venuto a trovarmi. Ma probabilmente mi avrebbe preso per matto. Quindi lasciai stare.
Arrivammo a Burano in un tempo indefinito. Quando slegò la sua cima, mi guardò dritto negli occhi.
Mi dispiace di averla disturbata – gli dissi.
Lui sorrise, come se avesse intravisto qualcosa in me che nemmeno io conoscevo.
Nessun disturbo. Me piase aiutar el prosimo. Ti conossi la frase della Bibbia che dise “Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo”? Se vede che ancùo (oggi n. d. a.) gavevo da aiudarte.

Girò la barca e se ne andò.
Rimasi fermo e immobile. Mi guardai attorno: forse da lì a poco i cormorani sarebbero venuti a colonizzare l’isola.
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