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Concorso Letterario Internazionale di Poesia e Narrativa inedita
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Isabella Lanzafame
Lagunando 2025 > AUTORI 2025 > Narrativa 2025
Originaria di Mestre, in provincia di Venezia, sono partita via in giovane età, per svolgere i più svariati lavori all’estero, spinta dal desiderio di conoscere nuove culture e realtà, nonché dalla voglia di affermarmi autonomamente. Ritornata dopo alcuni anni, il vincolo con il mio territorio, si è andato sempre più rafforzando, grazie alla pratica della vela al terzo e della voga, che mi hanno consentito di conoscerlo e di amarlo in maniera profonda.  Nella vita di tutti i giorni sono la mamma di un ragazzo speciale e una maestra elementare. A novembre è stato pubblicato il mio primo libro edito con Infinito Edizioni, mentre un secondo uscirà verso autunno del prossimo anno, sempre con la stessa casa editrice.
Ha già partecipato ala edizione:
Sinossi

“Gente di Laguna” è in parte la prosecuzione del mio primo libro “Catturando raggi di vento e soffi di sole”. Attualmente esistente come manoscritto inedito, verrà pubblicato in autunno in data ancora da definire, dalla casa editrice Infinito edizioni.
In questa secondo romanzo autobiografico, io e mio figlio Adam siamo solo protagonisti di contorno, in quanto non vorrei che la sua condizione di ragazzo “speciale” risultasse troppo evidenziata, o in qualche modo sfruttata nel mio scrivere. Compariamo entrambi nella trama, perché assieme continuiamo a viaggiare e a esplorare l’ambiente lagunare in barca, anche se con un differente grado di consapevolezza, rispetto al nostro primissimo viaggio raccontato nel romanzo precedente.
Questa volta ci troviamo a bordo di “Nuovo Fisolo” un topo a vela, che ho acquistato da un pescatore in pensione. Si tratta di una barca della tradizione veneziana, che io e Adam utilizziamo per un itinerario che ci porterà a star via per 22 giorni.
La descrizione si snoda tra la realtà dei casoni caratteristici delle zone di Caorle e di Grado, della loro storia e dei loro proprietari, per proseguire nel raccontare di tutti i personaggi particolari che incontriamo durante questo strano viaggio, durante il quale ci accadono tutta una serie di inconvenienti e di avventure, che ci sospingono quasi casualmente a rimbalzare con la nostra barca, da un luogo all’altro della Laguna.
Il tema di fondo è la differenza di come viene sfruttato e distrutto l’ambiente lagunare, per svariati motivi economici a Venezia e, di come i Gradesi invece ne facciano parte, amalgamandosi con naturalezza ad esso, rispettandolo.
Il messaggio è rivolto alla tutela del patrimonio della Laguna e alla salvaguardia della flora e della fauna che lo compongono e forte è il tentativo di provare a trasmettere parte della nostra storia e delle nostre tradizioni, collegate alla Laguna.
In questa narrazione, tutti i fatti che si sviluppano, sono realmente avvenuti e reali sono le persone che si avvicendano, le quali sono state menzionate con i nomi di battesimo.
“GENTE DI LAGUNA”


Introduzione.

Le pagine che seguono potranno piacere a molti, o a pochi...
Perché caro lettore, se speri dal titolo di riconoscerti fin da subito nella schiera di personaggi che si susseguiranno, potresti rimanerne deluso.
“Gente di Laguna” non sei tu che il sabato o la domenica scorrazzi con la compagna languidamente distesa sulla prua del tuo natante, per arrivare velocemente presso un agriturismo sperduto in qualche isola, mangiare  e ripartire, godendo dei paesaggi che ben ti pare di conoscere, da tante volte che li hai percorsi. In questo caso sei un semplice fruitore della Laguna. Certamente (è impossibile che non sia così), trarrai beneficio anche tu dalla sua bellezza. Ma non vi appartieni. La utilizzi per solcarla e raggiungere al più presto una meta, parimenti di come si corre in auto lungo un’autostrada.
Non sono “Gente di Laguna” i residenti di Venezia che utilizzano i vaporetti, concentrandosi puramente sulla rapidità dei mezzi, senza accorgersi come questi con il loro avanzare rimestino rovinosamente i fondali, ove ormai ogni traccia di vita è estinta. La “Gente di Laguna” non coincide esattamente con i suoi abitanti. Essa batterebbe i pugni fino ad ottenere trasporti idonei, seppur rapidi, più rispettosi delle acque sulle quali viaggia sospesa: battelli con motori moderni, che non distruggano tutto ciò che incontrano rumorosamente, inquinando tra l’altro il posto stesso, ove i veneziani vivono.
Non appartengono al titolo che ho deciso di dare al mio scritto neppure i ragazzini, che sfrecciano in acqua, sfidandosi in gare e impennandosi con barchini, il cui motore è quasi più grande del mezzo che possiedono. Data la giovane età, non può essere che un regalo da parte dei genitori: non hanno ancora le possibilità economiche per poterlo comprare autonomamente. Insieme al bel motore è stato loro regalato, anzi instillato senza che quasi ne siano coscienti, l’odio atavico per le imbarcazioni tradizionali: quelle che vanno lente e a remi. Si sa, la lentezza è una prerogativa dei vecchi. Da giovani si è forti, ma soprattutto veloci. Veloci nelle relazioni, veloci nelle esperienze e veloci nella Laguna, rivaleggiando con i coetanei. Ma l’antipatia per ciò che oggi è tradizione si è insinuata in maniera sottile, quasi subdola. Perché la barca a remi, o con la vela al terzo sa di povertà. Sa di un tempo in cui tali mezzi erano utilizzati da chi si procurava duramente da vivere. È meglio dimenticare, occultare se possibile, o ancor meglio sradicare il ricordo che qualche avo possa aver avuto a che fare con simili realtà.
Non fa parte della categoria “Gente di Laguna” il turista che, innamorato di Venezia, sarebbe disposto a trasferirvisi seduta stante. Affascinato, mentre la osserva dall’alto dell’ultimo angolino libero a prua della motonave che lo sta portando in escursione, si protende e scatta numerose foto... In realtà sta distruggendo l’ambiente sul quale naviga esattamente come tutti gli altri. Il mezzo turistico dal quale si sta sporgendo crea più maremoto e disastri al suo passaggio di molte altre barche messe assieme: non ha lo scafo idoneo per le povere acque lagunari, che sono ben diverse dal mare e non lo è neanche la sua velocità. Non è normale che, come transiti, si sollevino onde di un metro e più. Solo in caso di forte burrasca un fenomeno del genere può avvenire in Laguna, che per conformazione è protetta rispetto al mare. Ma l’amore fugace di chi è in visita della città per qualche ora elude da questa considerazione.
La Gente di Laguna ad essa appartiene e ne è legata in maniera indissolubile.
Si tratta spesso di persone ormai avanti con l’età: spettri destinati a scomparire, temo, nel giro di una generazione.
Presto, molto presto, non esisteranno più. Saranno sostituite dai nuovi diportisti, dai ragazzini cresciuti, i quali a loro volta regaleranno ai propri figli nuovi modelli di barche sempre più prestanti.
La Gente di Laguna sarà spazzata via dalle ondate travolgenti dei turisti che la globalizzazione e i low costs hanno introdotto e da residenti sempre più esasperati desiderosi solo di correre, per sbrigare qualche impegno.
La Gente di Laguna sono coloro che solcano le acque di notte per pescare: solo chi le conosce a fondo può farlo.  
Chi osserva l’alternarsi delle maree sa qual è il momento giusto per addentrarsi nei luoghi più solitari, lontano dall’andirivieni delle barche presenti nei canali. Solamente chi è in simbiosi con il meteo affronta senza timore anche le giornate e le nottate invernali. Non teme i suoni che si odono quando ogni luce scompare, perché sa identificarli esattamente. Non si fa frenare dal freddo, perché sa come contrastarlo, anche quando nessuno si avventurerebbe a girare per la Laguna per giorni e giorni di seguito.  Questi individui sono fantasmi che si spostano sull'acqua senza apparente pace in gelide nebbie novembrine, in crepuscoli immoti di dicembre, quando la Terra pensa solo a chiudersi nel suo riposo, o durante albe pallide e sfuocate...
Possono essere cacciatori: non chi affitta una botte o una coveja per qualche giorno, per provare l’esperienza della caccia alle anatre, così come si usa fare oggi. In questo caso si spara a un volatile, esattamente come si farebbe praticando il tiro al piattello: con precisione sì, ma con freddezza, come se si stesse praticando uno sport. L’animale ucciso diviene un trofeo, non cibo.
Ancora pochi cacciatori veri conoscono palmo, a palmo il loro territorio. Sanno muoversi al suo interno spostandosi di zona in zona. Ne accettano per periodi prolungati i freddi ostili e le intemperie. Ma amano e raccontano al loro ritorno, con l’ingenuità di bambini (come forse non ne esistono più), tutto ciò che hanno veduto, odorato, incontrato e ascoltato. L’anatra, non la esibiscono come un bottino che diverrà ornamento sopra a qualche mensola.  Sarà tramutata in breve in spezzatino. Al di là di quello che possono pensare gli animalisti, almeno è stata uccisa per divenire cibo gustoso da essere assaporato: qualcosa che nei supermercati non si trova. Viene perpetuato secondo schemi ben precisi ciò che faceva il genere umano fin da quando ha cominciato ad esistere.
Ma senza avallare le scelte e gli stili di vita dei pescatori o dei cacciatori, io racconto il mondo della gente di laguna... “Gente di Laguna” in quantità maggiore la si trova dalle parti di Grado e di Marano. Lì, lo sono anche i proprietari dei casoni, che con le singolarità della Laguna ci convivono e quotidianamente devono farci i conti. Forse, a causa di un turismo minore, riescono ancora a non snaturare il loro ambiente come invece capita a Venezia. Lo amano, sentendo un viscerale legame con esso.
Mi piace pensare che di questa piccola nicchia di persone singolari, stiamo entrando a farne parte anche io e mio figlio Adam, un ragazzo “speciale” che da sempre mi accompagna nelle navigazioni.
Mentre i residenti, i turisti, i ragazzini e i diportisti, la sera stanno nel calore di un salotto dalle luci soffuse e guardano qualche programma alla televisione, noi invece siamo lontani. Vediamo spesso tremolare nell’acqua, piccole e lontane, le luci della città. Quando scroscia la pioggia torrenziale senza creare disagio alcuno per chi la osserva dal vetro di una finestra di casa, noi quasi sentiamo l’intensità di ogni singola goccia, che si abbatte sul tiemo della nostra barca.
Lentamente, esperienza dopo esperienza, vivendo in maniera continuativa la Laguna, impariamo sempre un po’ di più da essa e comprendiamo quanto ancora è l’immensamente grande che non conosciamo.
Io non posso istigare i residenti a manifestare per avere mezzi eco-sostenibili. Provengo da Mestre: quella cioè, che dai veneziani insulari viene definita come “campagna”... potrei avanzare meno pretese rispetto a essi.
Non riesco risvegliare nei giovani il bisogno di nutrire della curiosità verso le proprie origini e l’amore per esse, se ciò non viene insegnato prima nelle loro famiglie, al posto del ripudio verso un passato umile...
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