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Concorso Letterario Internazionale di Poesia e Narrativa inedita
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Serena Mannatrizio
Lagunando 2025 > AUTORI 2025 > Narrativa 2025
Ho 14 anni e frequento la terza media.
L’anno prossimo andrò al liceo delle scienze umane.
Pratico nuoto da quando ero piccola, è uno sport che mi appassiona e che continuo a seguire con entusiasmo.
Nel tempo libero mi piace scrivere, perché mi permette di esprimere pensieri, emozioni e fantasia.
Ha già partecipato a:
SE NON DOVESSI TORNARE




Auschwitz,
inverno 1994



Cara mamma,
Ti scrivo questa lettera con le mani che tremano per il freddo, la pancia che brontola per la scarsa alimentazione e la schiena a pezzi a causa delle travi di legno marcio, dove ci fanno dormire.
L’ultima volta che ci siamo abbracciate, prima di salire dentro quel vagone, ti ricordi? Avevo paura che quella fosse l’ultima volta in cui ci saremmo viste, non avevo speranza.
Durante il viaggio, molte persone non ce l’hanno fatta, altre invece piangevano disperatamente.
C’erano i bambini che continuavano a fare domande su dove realmente stessi andando, a questa domanda non fu mai data una risposta, perché in fondo una risposta non c’era o almeno non c’era permesso saperla.
Durante il viaggio, pensavo come la mia vita a 14 anni si fosse distrutta, solo perché sono ebrea.
Qui ad Auschwitz, il tempo sembra non passare mai, ma allo stesso tempo ogni ora che passa, per me è una piccola vittoria, perché sono ancora viva.
Mamma, qui ho visto tanta indifferenza, troppa, ma fortunatamente c’è ancora qualcuno che divide un pezzo di pane o un lembo di coperta.
Lasciando stare tutta questa vergogna e umiliazioni che ogni giorno i soldati tedeschi ci urlano addosso, sopravvivo, lo faccio solo per te.
Vorrei dirti che sto bene, ma mentirei.
Mi hanno rasato tutti i capelli, tolto tutti i vestiti e anche il nome, d’ora in poi hanno detto che siamo solo numeri, mi hanno tolto il diritto di vivere.
La sera prima di prendere sonno, ripenso a te, sei diventata l’unica distrazione.
Mamma mi manca tutto di te, a partire dai tuoi abbracci, dalle tue carezze, mi mancano anche le tue ramanzine.
Io e te non abbiamo mai avuto un bel rapporto, siamo sempre stati troppo distanti pur abitando nella stessa casa, forse non ci siamo mai realmente capite, ma, qui in questo momento dove ogni giorno rischio la vita, ho capito quanto tu per me sia importante, quanto tu sia una parte fondamentale.
Ripenso a tutti i voglio bene non detti, gli abbracci trattenuti, darei di tutto pur di dirti solo quanto ti voglio bene.
So che è lì fuori, oltre i fili spinati c’è gente che combatte ancora per la libertà, che ha ancora speranza, so che si chiama resistenza e che loro se non sbaglio, sono i partigiani.
Uomini e donne che nascondono, aiutano e combattono contro i nazisti e i fascisti.
Ti immagino lì ad aiutare chi ha bisogno un po, come aiutavi me a imparare a vivere.
Io sto scrivendo questa lettera con la speranza che ti arrivi e di tranquillizzarti un po’, non so se quando ti arriverà e se ti arriverà io sarò ancora viva.
Con questa lettera, Mamma, voglio che tu sappia che non ti ho mai dimenticato, nemmeno quando ci distruggono di lavoro, o quando con la scusa di una doccia vedo anziani e i bambini portati nelle camere a gas non tornare più.
È da tanto tempo che non vedo il cielo senza fumo.
Cara Mamma, ora devo andare perché è quasi l’alba e il lavoro chiama, ma sappi che sono orgogliosa della madre e donna che sei.
Ti prego di parlare al posto mio, se non dovessi tornare. Mamma non far dimenticare, combatti per far sì che nessuno debba più vivere queste situazioni, fai sì che non si ripeta.
Perché Auschwitz non è un campo… è un inferno.
Grazie Mamma, spero che tu sia orgogliosa di me, ti abbraccio.
Tua per sempre

Serena
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