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Concorso Letterario Internazionale di Poesia e Narrativa inedita
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Bruno Trangoni
Lagunando 2025 > AUTORI 2025 > Narrativa 2025
Si è laureato in Storia presso l’Università di Venezia con una tesi intitolata Il gioco degli scacchi nella storia e nella società cecoslovacche.
Ha partecipato dal 2019 al 2023 ai concorsi letterari Lagunando ottenendo nel 2019 con il romanzo L’isola (pubblicato da La Toletta edizioni, dicembre 2021), nel 2021 con il romanzo L’inseguitore (di prossima pubblicazione) e nel 2023 con il racconto Sylvie, il premio come terzo classificato.
Ha partecipato nel 2022 al Premio Internazionale Salvatore Quasimodo con la poesia "I sinquant’ani de Sior Ciuceti" ottenendo il premio come primo classificato nella sezione Poesia in vernacolo. Nel marzo 2024 ha pubblicato il suo ultimo romanzo Il faro sulla scogliera con Set Art edizioni.

Ha già partecipato alla edizione:
Il maestro dei dubbi è una storia che parla di scacchi. Alma-vi è il luogo in cui nasce e si sviluppa l’azione. Il nome di questa località e i nomi dei protagonisti sono pura invenzione, anche se alcune situazioni possono richiamare contenuti relativi a qualcosa di conosciuto e realmente esistente.
Il maestro dei dubbi è un uomo, il suo nome è Pancio-deh, appassionato di scacchi, come quasi tutta la popolazione del paese. La prima parte della sua esistenza è caratterizzata da una costante difficoltà nel prendere decisioni, anche importanti, mettendo davanti a tutto sempre e solo dubbi.
La prima e la seconda parte del suo essere protagonista in questa storia coincidono con le due parti in cui essa è divisa. Nella seconda Pancio-deh conoscerà una trasformazione, grazie al passaggio inaspettato di una persona.
Grazie a questo passaggio e alle vicissitudini a esso collegate (sempre riguardanti l’ambito degli scacchi), come recita l’ultima frase del romanzo, il maestro dei dubbi questa volta non ne avrà più.

Il Maestro dei dubbi



Parte prima

I

Era situato quasi ai confini del mondo. In un’epoca precedente si trovava più a sud, in un crocevia di principali linee di comunicazione. Subì una grande trasformazione in seguito a eventi importanti, diventò un centro di spiccato sviluppo culturale.
Il paese di Alma-vi contava poche migliaia di abitanti. Il gioco degli scacchi, particolarmente diffuso e praticato, costituiva uno degli elementi base su cui poggiava l’indirizzo culturale impostato dai suoi governanti. Anche in altri paesi c’era una buona diffusione degli scacchi, ma ad Alma-vi vi era una condizione che conferiva al gioco un destino del tutto particolare: la sfida finale, contro Ato-go e Ato-mu, due sorelle da sempre imbattibili e imbattute. Colui che fosse riuscito nell’impresa di prevalere su una di loro l’avrebbe avuta in moglie.
Per quanto non si fossero mai rese visibili in pubblico (portavano sempre un velo a celare il volto) in paese nessuno aveva dubbi sulla loro bellezza, ancor meno sulla loro straordinaria abilità negli scacchi.
Per arrivare alla sfida finale bisognava partecipare prima a una lunga fase preliminare, che veniva seguita con notevole interesse da tutta la popolazione. Verso l’autunno di ogni anno prendeva inizio questa fase; i concorrenti si sarebbero sfidati in lunghe ed estenuanti partite al termine delle quali sarebbero usciti due vincitori, che avrebbero a loro volta sfidato singolarmente le due sorelle.
Salvo qualche irrilevante minoranza, tutti gli abitanti di Alma-vi conoscevano le regole del gioco e i principi teorici di base. Sicché all’approssimarsi della stagione del torneo tutto il paese, concorrenti e non, si mobilitava per assistere alle prove. La sede di gioco scelta per il torneo preliminare era la Grande Piazza, luogo di culto, di rappresentanza, indiscussa icona sociale e culturale. Vi si svolgevano le maggiori funzioni pubbliche cittadine e il torneo di scacchi rientrava a buon diritto fra queste.
Alla fase preliminare poteva presentarsi qualsiasi cittadino maschio di Alma-vi; a partire dalle ultime edizioni questo diritto venne esteso anche ai non residenti. Le candidature non richiedevano alcuna procedura particolare, non era richiesto il pagamento di una quota di partecipazione. Semplicemente nel giorno indicato come data d’inizio gli interessati dovevano sistemarsi all’interno di un cerchio di gesso disegnato sul suolo verso il lato ovest della Piazza. Una volta identificati i concorrenti si passava alla fase successiva. Il rituale che precedeva l’inizio dei giochi era particolarmente elaborato, sfarzoso e solenne. Danze, musiche, cerimonie sacre accompagnavano l’esercito dei cinquecento o giù di lì disposti in due file parallele. Terminato il cerimoniale si passava allo svolgimento del torneo. La prima parte comportava la composizione di un girone preliminare quale prima fase di selezione. I contendenti partecipavano a un torneo in cui si sorteggiavano i giocatori uno per uno a formare delle coppie di avversari che al via del giudice di gara si sarebbero tuffati nell’agone per il conseguimento della vittoria. Dopo il primo turno si accoppiavano fra di loro i vincitori, lo stesso si faceva per gli sconfitti e per i giocatori che avevano pareggiato. Così per quindici turni, fino a delineare una graduatoria che avrebbe premiato i primi centoventotto, che si sarebbero successivamente sfidati in incontri di andata e ritorno a eliminazione diretta. Al termine di questi due incontri in caso di parità si sarebbe qualificato il giocatore meglio classificato nella precedente fase preliminare.
Anche il sistema di sorteggio aveva una sua peculiarità, con il coinvolgimento diretto delle due sorelle. I giocatori, precedentemente bendati, disposti su due file parallele, venivano da loro scelti e sistemati ai tavoli. Nella fila di destra Ato-go sceglieva i concorrenti che avrebbero giocato il loro primo incontro col Bianco, in quella di sinistra lo stesso avrebbe fatto Ato-mu per quelli che avrebbero giocato col Nero.
Alla fine della fase preliminare, alla fine delle sfide a eliminazione diretta, le due sorelle avrebbero deciso chi dei due concorrenti avrebbe dovuto affrontare l’una e chi l’altra.
La sfida finale si componeva di due distinti incontri, uno col bianco, uno col nero, in due giorni diversi, entrambi dopo il tramonto del sole. Le due campionesse potevano permettersi di ottenere la parità complessiva, mentre i due sfidanti erano costretti a terminare il doppio confronto con una situazione di vantaggio, dovendo vincere almeno una partita e non perdere l’altra. Questo di fatto non è mai accaduto, le sfide sono sempre terminate con il risultato di doppia vittoria delle sorelle.
Ogni singola partita aveva una durata di tempo limitata: quattro ore per giocatore. Il tempo veniva scandito mediante l’ausilio di due grosse clessidre poste a fianco del tavolo da gioco. Dopo aver eseguito la sua mossa il giocatore capovolgeva la clessidra dell’avversario per far scendere la sabbia attraverso il foro posizionato nella strozzatura e poneva in posizione orizzontale la propria per bloccarne la discesa.
II

Prima che Pancio-deh decidesse di diventare un partecipante attivo alla sfida, il suo essere del torneo era caratterizzato da una singolare tipologia d’intervento, autorizzata dal regolamento. Particolarmente abile nel trovare le migliori continuazioni a partita iniziata, si divertiva a farlo in supporto di giocatori che si recavano alla latrina durante il gioco. Questi gli chiedevano di proseguire mentre si assentavano e lui prendeva provvisoriamente il loro posto. Era molto richiesto e molto conteso quest’intervento, spesso originava anche discussioni e proteste, che costrinsero Pancio-deh ad abbandonare questa modalità e decidere così di mettersi in proprio. Come il resto della popolazione maschile di Alma-vi, aveva sempre visto quello cui a tutti era concesso vedere delle due sorelle, desiderandole entrambe. Il destino volle, una volta presa l’importante decisione di prendere parte alla competizione, che chi delle due con cui dovesse avere il primo contatto fisico fosse Ato-mu. Quando lo prese per mano per condurlo al tavolo sentì una fortissima vibrazione interiore, la mano morbida della giovane donna gli produsse un intenso calore che coinvolse prima il suo arto superiore, fino a coinvolgere poi buona parte del suo corpo. Sentiva un grande calore, la testa gli scoppiava, le orecchie erano fortemente arrossate.
Ato-mu si era già allontanata, ora Pancio-deh doveva occuparsi del suo avversario, con cui faceva il suo esordio in una partita dalla prima mossa. L’avversario era tale Tingu-lo, noto per la sua spocchia, che non tardò a manifestarsi fin dall’inizio, nel momento in cui, tolta la benda a entrambi, non risparmiò battute di scherno riferite all’arrossamento delle orecchie del suo opponente. Pancio-deh esordiva in questo incontro con Tingu-lo giocando col Nero, lo stesso faceva il suo grande amico Tinpi-ko contro il forte antagonista Gasso-vu, mentre Gorgo-sen, l’altro grande amico di Pancio-deh, con il Bianco doveva vedersela con Zogbi-treh. Per Gorgo-sen si trattava di giocare per la gloria, non solo per il livello superiore di Zogbi-treh, ma per il suo nettamente inferiore. Gli scacchi non erano la specialità di Gorgo-sen, lo era invece un gioco molto meno diffuso degli scacchi, chiamato, non senza disprezzo, il gioco dei poveri. Consisteva nel ricacciare una palla rimbalzante nel campo dell’avversario, dopo averla respinta dal proprio, servendosi di uno strumento formato da budella di capra fissate attorno un’intelaiatura lignea...
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